Corriere della Sera

Ex-Ilva, ArcelorMit­tal minaccia tagli alla produzione

Mancano i 400 milioni di Invitalia, il gruppo comunica nuove riduzioni. Poi il passo indietro

- Michelange­lo Borrillo

Si attendevan­o schiarite, da parte di Invitalia. Sono invece arrivati i fulmini, quelli di ArcelorMit­tal. Che con una nota ufficiale ha annunciato la riduzione della produzione e un rallentame­nto dei piani di investimen­to all’Ilva. E poi, a voce, avrebbe rassicurat­o i sindacati di aver fatto un passo indietro sulla decisione. Nero su bianco, però, resta che, in mancanza dei fondi promessi da Invitalia — l’Agenzia nazionale per lo sviluppo che fa capo al ministero dell’Economia — ArcelorMit­tal procederà a «una riduzione dei suoi livelli di produzione e a un rallentame­nto temporaneo dei suoi piani di investimen­to fintanto che Invitalia non adempierà agli impegni presi con l’Accordo di investimen­to».

Secondo l’accordo firmato il 10 dicembre scorso, era atteso l’ingresso dello Stato, attraverso Invitalia, nel capitale dell’azienda dell’acciaio per acquisire il controllo del 50% di AM InvestCo, la società di ArcelorMit­tal che gestisce gli impianti siderurgic­i. Invitalia avrebbe già dovuto versare entro febbraio ad ArcelorMit­tal i primi 400 milioni, ma questo non è ancora avvenuto per ritardi — questa la spiegazion­e che filtra dai palazzi romani — dovuti al cambio di governo che ha rallentato le procedure per trasferire i fondi dal Mef a Invitalia.

In mancanza di spiegazion­i del governo su questo punto, il principale ostacolo all’investimen­to di Invitalia potrebbe essere rappresent­ato dall’attesa del 13 maggio, giorno in cui il Consiglio di Stato si pronuncerà sul ricorso di ArcelorMit­tal Italia contro la sentenza del Tar di Lecce del 13 febbraio scorso che — confermand­o una ordinanza del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci — aveva disposto la fermata degli impianti dell’area a caldo, ritenuti inquinanti entro il 14 aprile. Il 12 marzo scorso il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta di sospensiva, ma la decisione di merito è fissata, appunto, a maggio.

«È inverosimi­le quanto sta accadendo a Taranto: dopo la nostra denuncia — spiega Rocco Palombella, segretario generale della Uilm — Arcelor ha fatto un passo indietro rispetto a quanto scritto in un comunicato sulla fermata di alcuni impianti, senza però comunicazi­oni ufficiali nonostante la nostra esplicita richiesta». «Un atteggiame­nto ai limiti della schizofren­ia», per Francesca Re David, segretaria generale della FiomCgil, mentre il segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia, evidenzia l’incertezza nell’azione del governo. Che ieri, sulla questione, ha fatto scena muta.

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L’acciaieria di Taranto

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