Corriere della Sera

I primi Giochi senza pubblico straniero: è caos rimborsi

A Tokyo solo spettatori giapponesi per limitare la diffusione del virus: in fumo 700 milioni di biglietti

- m. bon.

Su quanti fossero davvero gli spettatori stranieri ai Giochi di Atene del 1896, gli storici dello sport non si sono mai messi d’accordo: di sicuro più di mille, di certo meno di cinquemila. Ma su un dato nessuno muove obiezioni: gli appassiona­ti che sbarcarono al Pireo per godersi la prima edizione delle Olimpiadi moderne — in prevalenza inglesi, svizzeri e francesi — andarono a caccia delle migliori stanze d’albergo della capitale e non badarono a spese per la loro lunga, meraviglio­sa vacanza in terra greca.

Ieri, 125 anni dopo, il comitato organizzat­ore ha annunciato quello che tutti si aspettavan­o da settimane: per la prima volta nella storia nessuno spettatore straniero sarà ammesso alle gare dei Giochi di Tokyo per limitare la diffusione del Covid in Giappone.

Il primo pensiero è andato alla solenne batosta economica. Dei 4,5 milioni di biglietti già venduti per l’edizione 2020 (e tenuti validi per il 2021), un milione è già in mani straniere e un altro milione era destinato ad esserlo. Si tratta dei tagliandi per i posti più ambiti, inclusi quelli per le cerimonie di apertura e chiusura, valutati quasi 700 milioni di euro e con abbinati biglietti aerei e voucher per le stanze d’albergo. Tutto andato in fumo con conseguenz­e devastanti per un’economia locale già duramente provata dal virus e dal rinvio.

Dalla prossima settimana dovrebbe iniziare la procedura di rimborso dei tagliandi con una procedura che — ci credono solo gli organizzat­ori e il Cio — sarà «rapida, automatica e totalmente online». Mezz’ora dopo la diffusione del comunicato, si è alzata infatti altissima la protesta delle 200 agenzie nazionali autorizzat­e alla vendita. La maggior parte dei loro clienti ha acquistato pacchetti completi: se ottenere il rimborso dei biglietti aerei da compagnie dissanguat­e è già difficile, gli alberghi hanno fatto subito sapere di non voler tirare fuori uno yen degli anticipi ricevuti. Il Cio e il comitato organizzat­ore assicurano che si faranno mediatori e che le polizze assicurati­ve copriranno tutto. Ma la minaccia di azioni legali milionarie è concreta.

Su un piano non monetario, la scomparsa di quel crogiuolo di lingue e colori che sono da sempre gli stadi e le città dei Giochi mette profonda tristezza. Alle gare assisteran­no solo i cittadini giapponesi residenti, tutti gli altri dovranno essere accreditat­i con un ruolo ben preciso dalle singole rappresent­ative nazionali a cui è già stato chiesto di limitare il numero di pass al minimo. Niente padri e madri di atleti pronti al viaggio della vita per applaudire i figli campioni, niente tifosi che fanno collezione di biglietti, emozioni, spillette e gadget.

Di certo non basteranno a consolarli le parole di Thomas Bach, gran capo del Cio, che parla di «sacrificio che compensere­mo con nuovi strumenti di partecipaz­ione e fruizione delle gare in tutto il mondo» per Giochi che sembrano sempre più virtuali e televisivi.

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