Cresce l’interesse per i talk, il luogo tv dove quietare le proprie angosce
Èstata la settimana del «disorientamento vaccinale», e la tv ha rappresentato il mezzo cui ci si è rivolti per capire meglio quel che stava accadendo. Così si spiega il cresciuto interesse per il talk, luogo televisivo dove lo spettatore cerca di quietare le proprie angosce. Lunedì sera, in particolare, nel giorno della momentanea sospensione del vaccino AstraZeneca, crescono gli ascolti dei talk dell’access prime time: su La7, 8 e mezzo con Lilli Gruber è il programma più seguito con una media di 2.370.000 spettatori, per una share dell’8,5%, il risultato migliore di marzo. Anche Stasera Italia, con Barbara Palombelli, realizza lunedì
LE INDAGINI DI LOLITA LOBOSCO Luisa Ranieri 7.090.000 spettatori, share al 28,9%. Rai1, domenica 14 marzo, ore 21.36
ANNI 20 Francesca Parisella 415.000 spettatori, 1,67% di share. Rai2, giovedì 18 marzo, ore 21.31
su Rete4 il suo miglior risultato del mese, con 1.546.000 spettatori medi, e una share del 5,6%. Tutte dedicate al vaccino, e alla decisione di temporanea sospensione, le due trasmissioni.
8 e mezzo raccoglie un pubblico equilibrato fra uomini (9% di share) e donne (8% di share), adulto-anziano (miglior share sugli spettatori con più di 65 anni, 12,3% di share) e soprattutto molto «qualificato»: quasi 20% di share fra i laureati che seguono le riflessioni del direttore Aifa Magrini e dell’onnipresente Antonella Viola. Decisamente più popolare il pubblico di Barbara Palombelli: migliori share sopra i 55 anni (5,3%) e sopra i 65 (9,2%), ma con livelli di istruzione più bassi (share dell’8,3% fra il livello d’istruzione elementare). La settimana si era aperta col generale Francesco Figliuolo da Fabio Fazio (miglior talk della settimana, con 3.121.000 spettatori, 11,3% di share), con Che tempo che fa sempre molto attento alla pandemia. Buone nella settimana anche le performance degli altri talk di La7 e Rete4, mentre su Rai2 esordio faticosissimo per Anni 20, tutto dedicato al Covid (415.000 spettatori, 1,7% di share). Non è che il servizio pubblico dovrebbe un po’ ripensare i propri spazi di approfondimento?