«Qui, aspettando una chiamata...»
«Proteggere i più anziani è indispensabile per ridurre i decessi»
Mia moglie e io siamo ultraottantenni in condizioni di salute precarie e non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione dalla Regione che ci informi quando e dove ci vaccineremo, anche se ormai è passato più di un mese dal giorno in cui abbiamo dichiarato la nostra adesione alla campagna vaccinale.
Aparte i casi dei cosiddetti «furbetti» che «saltano la fila», diversi osservatori hanno obiettato che non sia stato razionale decidere di non dare la precedenza assoluta nel piano vaccinale agli ultraottantenni. «È una obiezione comprensibile e poggia su basi che hanno una loro solidità» dice Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano. «Immunizzare prima gli anziani appare sensato se si pensa al fatto che questa categoria è fra quelle che più facilmente va incontro al rischio di sviluppare la malattia da Covid-19 nelle sue forme più gravi e ha quindi anche alte probabilità di occupare i letti ospedalieri, specie quelli di terapia intensiva. Oltretutto proteggendoli si otterrebbe probabilmente prima una riduzione in termini di numero di decessi, generando, per così dire, una percezione, anche in chiave psicologica, di una eradicazione più energica del male». «Va d’altro canto sottolineato — prosegue Pregliasco — che non si può non tener conto che la precedenza data ad altre categorie, senza considerare l’età, poggia su argomentazioni sensate. L’esempio più facile è quello del personale sanitario, che oltre a dover garantire l’efficienza delle terapie è fondamentale proprio anche per una pratica vaccinale diffusa. Non a caso si stigmatizza, a ragione, la scelta dei medici e degli infermieri che non si vaccinano, i quali, ammalandosi farebbero mancare il loro supporto in questo momento e potrebbero diventare essi stessi veicolo dell’infezione dove è fondamentale che venga contenuta. Considerazioni analoghe possono essere fatte per altre professioni decisive per la sicurezza sociale. Si può invece discutere su priorità assegnate a chi non ha grande rischio d’infezione, non è “fragile”, né ha un ruolo chiave in questo momento drammatico».