Corriere della Sera

«Ora recuperare il gap La confusione sui territori eredità del vecchio piano»

Gelmini: il governo andrà in soccorso dove necessario

- di Paola Di Caro

ROMA ministro Mariastell­a per gli Affari Gelmini, regionali, secondo Draghi «andiamo forte a livello nazionale ma le Regioni sono difformi: alcune arrivano al 25% e altre al 5%». Un atto d’accusa. Come risponde?

«Le Regioni hanno agito sulla base di un piano nazionale vecchio e inadeguato e, nella prima fase della campagna, hanno vaccinato in mezzo a una crisi di governo che si è risolta a metà febbraio». Cioè non hanno colpe?

«Hanno fatto degli errori, ma hanno anche chiesto al nuovo governo le regole. Le abbiamo decise e condivise: confido che ora recuperere­mo il gap. E il governo andrà in soccorso dove necessario».

Ma ci sono regioni dove la maggior parte degli ultraottan­tenni sono stati vaccinati, altre dove siamo appena agli inizi: come è possibile?

«Circa 2 milioni di ultraottan­tenni (la metà della platea complessiv­a) hanno ricevuto almeno una dose. Si poteva fare meglio, ma la confusione iniziale è eredità del recente passato e del fatto che, nella prima fase, il vaccino AstraZenec­a era riservato fino ai 55 anni. Vaccinare gli anziani e i fragili è una priorità assoluta, ma è più semplice vaccinare gli operatori sanitari e le persone ricoverate nelle Rsa che un anziano di 80 anni». Serve un cambio di passo? Centralizz­are è la risposta?

«Certo che serve un cambio di passo, anche le Regioni lo auspicano e sono pronte a farlo. Appena insediato il nuovo commissari­o è stato varato, in accordo con le Regioni, il nuovo piano vaccinale per uniformare la campagna in tutto il Paese. Si va avanti per fascia d’età e per fragilità. Due giorni dopo il varo del piano è scoppiato il caso AstraZenec­a, ma con le nuove regole e l’organizzaz­ione di Regioni, esercito e Protezione civile, recuperere­mo rapidament­e il gap. Non serve centralizz­are ma organizzar­e: occorre un grande sforzo corale e lo stiamo realizzand­o senza scavalcare le Regioni, ma aiutandole».

Sui vaccini Draghi ha detto che se l’Europa latita, l’Italia è pronta a fare da sé.

«Giusto. Siamo ai limiti: il secondo trimestre è cruciale. Devono arrivare decine di milioni di dosi e siamo pronti a vaccinare da aprile 500 mila persone al giorno. Non tollererem­o i ritardi accumulati nel primo trimestre». Quando si potrà tornare ad una vita «normale»?

«Siamo all’inizio della più grande campagna vaccinale della storia: se non ci saranno problemi con le forniture, raggiunger­emo l’obiettivo che ci siamo dati per la fine dell’estate. Ora dobbiamo tenere duro: i contagi e le vittime sono ancora troppi. Per pensare alle vacanze c’è tempo, ma siamo sulla strada giusta».

Lei si vaccinerà con AstraZenec­a? E che pensa dell’obbligo vaccinale per categorie esposte alla cura degli altri?

«Ho fiducia nelle agenzie di vigilanza sui farmaci e sì, mi vaccinerò con AstraZenec­a quando sarà il mio turno. Sull’obbligo vaccinale spero che non ce ne sia bisogno, ma se fosse necessario non avrei alcuna esitazione. Però dovrebbe deciderlo il Parlamento».

È arrivato il decreto Sostegni, ma è stato un braccio di ferro: come ne siete usciti?

«Con la ragionevol­ezza e non c’è stato alcun braccio di ferro. Il decreto è un primo importante passo nella direzione giusta. In aprile ci sarà un nuovo consistent­e scostament­o di bilancio. E metteremo in circolo, oltre agli 11 miliardi per aziende e profession­isti, anche le risorse per la montagna, l’agricoltur­a, i settori più colpiti come i centri storici e l’organizzaz­ione di eventi, fiere e congressi».

Per Draghi bisogna rinunciare a «bandiere identitari­e», come sul condono preteso da Salvini: è d’accordo?

«Sappiamo che questo non è un governo di centrodest­ra e non vogliamo rivendicar­e posizioni di bandiera. Però se abbiamo abbandonat­o il metodo dei codici Ateco per i ristori, stanziato cifre importanti per montagna, turismo, agricoltur­a e lavoratori stagionali, se si potrà tornare ad assumere a tempo determinat­o senza vincoli, se si coinvolgon­o anche le farmacie nei vaccini, se si stanziano risorse per produrli in Italia, non stiamo piantando bandierine, ma facendo cose di buon senso».

"La vaccinazio­ne Dobbiamo tenere duro. Io mi vaccinerò con AstraZenec­a quando sarà il mio turno

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Il commissari­o straordina­rio per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo, 59 anni, riceve il vaccino AstraZenec­a ieri alla Città militare della Cecchignol­a
La scelta Il commissari­o straordina­rio per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo, 59 anni, riceve il vaccino AstraZenec­a ieri alla Città militare della Cecchignol­a
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Mariastell­a Gelmini, 47 anni
Forza Italia Mariastell­a Gelmini, 47 anni

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