Corriere della Sera

I nati di oggi? Il 60% in meno del baby boom

Sono 400 mila i nati nel 2020, quasi la metà dei morti. Con i lockdown crollo dei concepimen­ti

- Di Federico Fubini

L’Italia è un Paese che fa sempre meno figli. Rispetto al baby boom, con un picco di oltre un milione di bambini nel lontano 1964, il calo dei nati è del 60%. Un vero crollo. L’anno scorso, secondo i dati Istat, sono state registrate 400 mila nascite, la metà dei morti.

Forse tra qualche anno capiremo che la pandemia è stata una svolta. Oppure, magari, è stata solo un’accelerazi­one delle tendenze in atto da prima. Di certo dati ufficiali sulla fertilità in Italia dopo l’avvento di Covid-19 sembrano dire che abbiamo continuato negli stili di vita degli anni scorsi. Solo, di più: esitiamo ancora più di prima a far nascere figli in Italia. E la tendenza non fa che accelerapa­rte re, al punto da diventare una vera e propria emergenza nazionale: per la prima volta l’anno scorso le nascite sono quasi la metà dei decessi. Sono state 404.104 le prime, 746.146 i secondi. A conti fatti potrebbe emergere che, per la prima volta da nove anni, la popolazion­e è scesa sotto i sessanta milioni.

Istat, l’istituto statistico, non ha ancora pubblicato dati finali. Ma le schede di dimissione ospedalier­a per maternità, raccolte su base nazionale, non lasciano dubbi: il 2020 è stato il dodicesimo anno consecutiv­o di calo delle nascite, meno 3,8% sul 2019. A questo punto siamo del 30% sotto ai livelli del 2008 e del 60% sotto al picco di oltre un milione di nascite registrato all’apice del baby boom. Mai in Italia erano venuti al mondo così pochi figli e la discesa sotto la soglia psicologic­a di meno di quattrocen­tomila, prevista nel prossimo decennio, sembra probabile già nel 2021. Le domande sugli squilibri del welfare diventano solo più urgenti e così quelle sulla partecipaz­ione al lavoro in Italia per mantenere il sistema.

I dati però fanno vedere anche un’altra realtà, più specifica e densa di implicazio­ni: durante la pandemia, gli italiani hanno rinunciato ancora più di prima a cercare di avere un figlio. I nati in novembre, riferiti in gran parte ai concepimen­ti di febbraio (il caso del «paziente uno» di Codogno esplode il 20 di quel mese), sono in calo del 6,3% sul febbraio del 2019. I nati di dicembre, riferiti in gran parte ai concepimen­ti nella prima del primo lockdown, sono in calo del 10,3% rispetto allo stesso mese di un anno prima. In pratica a dicembre del 2020 in Italia sono venuti al mondo 986 bambini al giorno, quando erano oltre 1.500 nel 2011.

Non è una sorpresa. Iqvia, una società di analisi del mercato farmaceuti­co, aveva registrato a marzo scorso un’impennata dell’11% delle vendite in farmacia della pillola anticoncez­ionale ordinaria. Su Google Trends le ricerche alla parola «gravidanza» in marzo 2020 toccano il punto più basso dal dicembre 2008, quando l’Italia sprofonda nella Grande recessione dopo il crollo di Lehman. Anche allora in effetti i concepimen­ti crollarono — mostrano i dati Istat — poiché a settembre 2009 le nascite sono del 4% sotto allo stesso mese di un anno prima. Le persone reagiscono alla paura, all’incertezza e alla minaccia della disoccupaz­ione congelando le scelte per il futuro. Uno studio di Giulia Ferrari dell’Institut national d’études démographi­ques di Parigi (e colleghi) mostra che in tutt’Europa durante il lockdown sono crollate le ricerche su Google su «test di

Il presidente Istat

Blangiardo: «Temo che il rinvio possa essere rinuncia al figlio, specie se non è il primo»

gravidanza» e altre più riferite alla sessualità occasional­e («pillola di emergenza», «condom»).

Resta da capire se il crollo delle nascite legato a Covid — per esempio, i quattromil­a bambini meno della norma in dicembre — sarà compensato in seguito. Se cioè le coppie hanno solo rinviato la loro scelta di procreazio­ne. Gian Carlo Blangiardo, il presidente dell’Istat che sottolinea da tempo la gravità della crisi demografic­a, ne dubita: «Temo che in parecchi casi il rinvio possa diventare rinuncia al figlio, specie se è il secondo o il terzo». Pesa l’età media elevata delle coppie in Italia, perché la finestra di fertilità per molte di esse si sta chiudendo e con Covid l’accesso alla procreazio­ne medicalmen­te assistita diventa più difficile. Di certo in Italia anche con la seconda ondata, a inizio novembre, le ricerche di «gravidanza» su Google sono di nuovo crollate. Massimo Livi Bacci con altri colleghi ha dimostrato in uno studio su Science che i grandi traumi collettivi corrispond­ono spesso a un crollo delle nascite, seguito da una ripresa negli anni seguenti. È la sfida che adesso l’Italia ha davanti.

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