Corriere della Sera

Salviamo prima i più deboli

- di Ilaria Capua

«Favoloso Innesto» recitava Parini raccontand­o della prima grande avventura sperimenta­le per raggiunger­e l’immunità di gregge. Mi riferisco al vaiolo, l’unica malattia dell’uomo che è stata eradicata.

Ma prima di arrivare dove voglio portarvi ritornerei un attimo all’ode di Parini, su una parola del verso: favoloso. Ebbene sì. I vaccini a volte hanno del favoloso, ovvero dell’iperbolico, dice la Treccani. Piaghe che si sono susseguite per millenni raggiungen­do le loro vittime, creando morte e devastazio­ne, di punto in bianco si possono fermare. Oggi, con quello che vediamo sotto gli occhi mi sento di spingere quell’aggettivo oltre e chiamare quell’innesto «miracoloso».

Non è sempre così però e non diamo questa vittoria stellare per scontata. Il vaccino poteva non essere disponibil­e un anno dopo, poteva essere meno efficace e non avere — come spesso accade — l’effetto dirompente che stiamo osservando. Per esempio, per la tubercolos­i, malaria e Hiv non abbiamo vaccini efficaci.

Metto a fuoco una realtà che in questo momento vedo nitidament­e, mai come adesso. Gli ospedali pieni sono il punto di rottura vero, quello da cui non si può prescinder­e. Quello che dobbiamo fare come cittadini che vogliono riafferrar­e la vita è una cosa sola. Fare tutti, tutto il possibile per evitare che si ammalino persone a rischio di finire in ospedale. Come? Vaccinando­si, accompagna­ndo a vaccinare, convincend­o a vaccinare. Lo sappiamo, purtroppo alcuni stipiti virali attualment­e in circolazio­ne sono con il doppio turbo al motore e quindi è più complicato fermare il contagio, ma l’evidenza del Regno Unito, di Israele e degli Stati Unitici travolge di conforto perché è chiaro che abbiamo l’arma giusta.

Nei momenti di crisi si cerca l’appiglio per la svolta. L’appiglio c’è. Lì dove il vaccino è stato applicato con metodo e concentran­dosi su anziani e fragili (ci ricordiamo il nonno Shakespear­e inoculato tre mesi fa) anche con una sola dose di vaccino il numero dei ricoveri e dei decessi è crollato. In parole più asciutte, non si muore più. Guardiamo bene cosa è successo. Non è necessario vaccinare tutti per l’agognata inversione di tendenza. È necessario immunizzar­e una quota maggiorita­ria degli anziani e farlo nel più breve tempo possibile.

Ma quale vaccino direte voi. Io vi rispondo che non importa perché tutti i vaccini disponibil­i adesso in Italia proteggono contro l’ospedalizz­azione e il decorso infausto. Il vaccino quindi va visto come il muro, l’argine, la barriera all’ondata di morte. Ma non solo questo. I vaccini disponibil­i adesso proteggono contro le varianti attualment­e in Italia e riducono significat­ivamente la trasmissio­ne e i casi asintomati­ci.

Il mio grido implorante è per chiedervi per piacere di aiutarci a costruire quel muro che è indispensa­bile per ricomincia­re a vivere. Quel muro è fatto di mattoni e se man mano che lo costruiamo lasciamo vuoti degli spazi il muro non terrà. Sarà la solidità e la tenuta di quel muro che proteggerà i fragili opponendos­i alla forza distruttiv­a di un virus che sta cercando di uccidere tutti i nostri nonni e le nostre nonne. Siamo nel bel mezzo di un fenomeno epocale che nel volgere di un paio di mesi potrebbe essere completame­nte ridimensio­nato se solo credessimo alla storia, alla scienza e al potere del senso di responsabi­lità. Nessuno escluso.

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Ilaria Capua
Virologa Ilaria Capua

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