Dal caso camici ai sieri a prezzi record Le falle di «Aria», creata per l’efficienza
Il caos in Lombardia per le vaccinazioni anti-Covid? Colpa di Aria, la società della Regione che coordina la campagna. Lo ha detto nei giorni scorsi Guido Bertolaso, consulente del Pirellone. Lo ha ricordato ieri su Twitter Letizia Moratti, vicepresidente della Lombardia. L’ha fatto capire il leader della Lega Matteo Salvini, parlando di «qualcosa che non va» e che deve essere cambiato. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso risale al weekend, con i centri vaccinali di Cremona, Como e Brianza pronti a fare punture, ma senza pazienti in coda perché la piattaforma gestionale non aveva inviato le convocazioni.
Cos’è esattamente questa Aria su cui si scaricano tutte le responsabilità? Per capirlo bisogna innanzitutto sciogliere l’acronimo, che sta per Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti e tornare al 2019. In quell’anno il governatore Attilio Fontana, con il suo uomo forte Davide Caparini (tuttora assessore al Bilancio con delega alle Partecipate),
La società è frutto della fusione di tre aziende Il presidente è Ferri, di area Forza Italia
decide di fondere le tre spa Centrale acquisti (Arca), Lombardia informatica (Lispa) e Infrastrutture lombarde (Ilspa) per ridurre gli sprechi e cancellare l’eco degli scandali che si portano dietro. Si calcola che l’operazione farà risparmiare 3,7 milioni di euro annui di costi operativi e il 13% del valore totale delle procedure di gara. L’obiettivo è creare un «soggetto unico in Italia per competenza e completezza nella capacità di innovazione, nella valutazione della spesa e nella rigenerazione dei processi di acquisto». Aria, per l’appunto, con i suoi 600 dipendenti. Come presidente viene scelto Francesco Ferri, di area Forza Italia. Gli fa da contraltare Filippo Bongiovanni, direttore generale vicino a Fontana e quindi alla Lega.
A nemmeno sei mesi dalla nascita, la nuova società deve affrontare la pandemia. E fin da subito mostra limiti nell’approvvigionamento di mascherine e altri dispositivi di protezione. Il primo grande scoglio è la vicenda dei camici, dei calzari e dei copricapo forniti/donati dall’azienda Dama spa controllata da Andrea Dini, cognato di Fontana e partecipata al 10% dalla moglie. Tra gli indagati c’è anche Bongiovanni, che chiede e ottiene di essere destinato ad altro incarico. Al suo posto arriva dall’Azienda Zero del Veneto Lorenzo Gubian. Non meno complessa la questione dei sieri antinfluenzali. Aria lancia 13 gare per recuperare circa 2,6 milioni di fiale, alcune
delle quali a prezzi record, altre arrivate molto tardi e per questo rimaste inutilizzate, con conseguente spreco di risorse.
Ci sono poi gli intoppi nella gestione dei risultati dei tamponi e dei test anti-Covid. Arrivando al 2021, ecco i problemi con la campagna vaccinale, per cui sono destinati ad Aria 18,5 milioni di euro. Tra sms inviati a notte fonda per l’appuntamento il mattino successivo, overbooking o mancate convocazioni, le falle si moltiplicano. Tant’è che la Regione sceglie di passare alla piattaforma di Poste. E a giudicare dai tweet di Moratti,
presto ci saranno cambi al vertice della spa. «Aria è un progetto fallimentare dell’assessore Caparini — dice il consigliere regionale del Pd Pietro Bussolati —, si è perso il controllo della società. La responsabilità è condivisa con la vicepresidente Moratti che ha disegnato il piano vaccinale». Secondo gli addetti ai lavori però la company è solo una parte del problema. Per lavorare a pieno regime servirebbe una pianificazione più solida della campagna, con obiettivi definiti e stabili. Il «qualcosa che non funziona», insomma, va oltre la sola Aria.