«Da Enrico cambio di passo Al congresso saremo pronte per lanciare una segretaria»
La dirigente dem: sul genere il partito finora poco credibile
Prima di cominciare Sandra Zampa, già sottosegretaria alla Salute del governo Conte II e oggi membro della segreteria con la delega alla Sanità, mette in chiaro: «Enrico è stato radicale dando un riconoscimento vero alle donne. È il segno di un cambiamento che va avanti. Ora deve continuare su questa strada». Zampa si riferisce alla svolta innescata da Enrico Letta: prima la nomina di Irene Tinagli come vicesegretaria vicario, poi la composizione di una segreteria metà al femminile.
E adesso, l’ultima novità: il blitz sui capigruppo di Camera e Senato. Qual è il significato di questa mossa?
«Un riconoscimento nei fatti e non solo nei discorsi pubblici. Per noi del Pd la questione di genere è stato uno dei valori fondanti su cui abbiamo costruito il partito».
A suo avviso i capigruppo proveranno a resistere?
«Sono certa che Graziano Delrio e Andrea Marcucci sapranno riconoscere il grande valore di una migliore rappresentazione di genere nel partito».
Letta interviene laddove il segretario uscente Nicola Zingaretti non è riuscito?
«Il segretario riconosce ai gruppi il legittimo diritto di discutere e scegliere liberalmente, con l’esplicita indicazione di privilegiare il genere. Finisce così l’era del predicare bene e razzolare male».
A cosa si riferisce?
«Bisogna guardare i numeri che sono inequivocabili. Il Pd guida cinque regioni con cinque dirigenti di partito, tutti uomini. Abbiamo tre ministri, il segretario a sua volta è un uomo. Tutto molto chiaro, no?».
E ora con Letta si cambia davvero?
«Nella relazione di presentazione della candidatura Enrico è stato netto sottolineando l’importanza della presenza femminile in ruoli apicali».
Ma questo, in politica, lo dicono tutti...
«La novità, secondo me, è che, come ho già detto, non si è fermato alle cartelle della relazione ma come primo atto ha nominato una vicesegretario vicario, nella persona di Irene Tinagli. E dopo qualche giorno ha scelto i membri della segreteria accogliendo il pluralismo, le nostre diversità, ma rispettando la parità di genere».
È così che si sana la ferita dei tre ministri uomini?
«No, si sanerà solo quando le donne correranno da sole e avranno la forza di imporre se stesse. Detto questo, la politica deve porre dei rimedi efficaci perché questo è un Paese profondamente maschilista».
Quando esprimerete un segretario donna?
«Al momento del congresso».
Nascerà dunque una candidatura al femminile?
«Penso che non solo per noi del Pd ma per il Paese sia auspicabile che avanzi una donna. Lo dico nel momento in cui al vertice della Commissione europea, della Banca centrale europea, del Fondo monetario internazionale e dell’Organizzazione mondiale del commercio ci sono quattro donne».
Chi può essere?
«Una donna in sintonia con il Paese».
Cosa è successo in questi anni all’interno del Pd in merito alla questione di genere?
«Il partito ha continuato a perdere credibilità, non solo sulla parità di genere. Esempio: abbiamo proposte leggi elettorali che hanno disatteso la vocazione maggioritaria. Abbiamo pontificato sulle donne e poi ci siamo ritrovati alle recenti consultazioni per la formazione del governo Draghi con una delegazione tutta al maschile, la fila si chiudeva con una donna, Valentina Cuppi. Per non parlare del fatto che abbiamo un gruppo parlamentare con un numero di donne inferiore a quello degli uomini».
Qual è il valore aggiunto delle donne nella cosa pubblica?
«Penso che mettano un punto di vista diverso. Ecco, mi piacerebbe che le nostre elette aprissero un dibattito scegliendo a chi assegnare una responsabilità così importante».
Abbiamo pontificato, poi alle consultazioni siamo andati con una delegazione di maschi