Merav, la scommessa dei laburisti
Dalla notte in cui Rabin fu ucciso 26 anni fa il partito laburista ha avuto nove leader diversi. Nella storia del movimento che ha fatto la Storia di Israele, solo tre donne hanno ottenuto quella carica. Così Merav Michaeli ha deciso di rompere con la tradizione degli ex generali diventati politici anche grazie alle parole che usa nei comizi: paragona il partito a una donna maltrattata, una moglie picchiata per decenni dalla destra al potere e denuncia i predecessori che hanno accettato di entrare in questo matrimonio disfunzionale attraverso le coalizioni di governo. È convinta che la maggior parte degli israeliani condivida ancora gli ideali di uguaglianza e di speranza nella pace con i palestinesi, spera di conquistare nuove elettrici con le proposte per una maggiore parità sul lavoro. Nata poco lontano da Tel Aviv, cresciuta e formata nella metropoli che di Israele resta la figlia ribelle e indipendente, ha cercato di riprendersi i voti fuggiti verso il centro e che possono garantire ai laburisti la sopravvivenza dopo le elezioni di domani: i sondaggi stimano 6 deputati, un paio sopra la soglia per entrare in parlamento, un crollo dai 42 del 1992. Gli israeliani tornano alle urne per la quarta volta in due anni e solo in queste ultime ore le previsioni si sono spostate dai risultati precedenti: la destra guidata da Netanyahu raggiungerebbe per uno o due seggi la maggioranza di 61. Il rischio di stallo resta.