Il premier libico riceve Descalzi: «Riparte l’amicizia»
L’ad dell’Eni è il primo dirigente europeo da Dadaiba, a Tripoli. In parallelo la visita di Di Maio
Il nuovo governo di unità nazionale libico apre all’Europa. E non a caso il neopremier Abdulhamid Dabaiba sceglie d’incontrare, per primo tra i dirigenti delle aziende europee, l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi. Un lungo colloquio ieri nel suo ufficio di Tripoli, avvenuto in parallelo alla visita di Luigi Di Maio.
È il segnale della concretezza, tutta improntata sull’economia, voluta fortemente da Dabaiba, cresciuto da imprenditore sotto l’ala protettiva dell’ex dittatore Muammar Gheddafi, e ben contento di rimettere in pista gli «accordi di amicizia» italo-libici firmati da Gheddafi e Berlusconi nel 2008 e rilanciati adesso anche dal ministro degli Esteri
L’Eni è soprattutto interessata a rilanciare i suoi programmi di ricerca di giacimenti
italiano. «L’Eni resta parte integrante della nostra economia. È associata alla Noc, la compagnia nazionale energetica, ci fornisce il gas, raffina il nostro petrolio, non ha mai cessato di operare, neppure nei momenti più difficili. E rappresenta tutt’ora l’azienda con il maggior numero di lavoratori libici», ricordano dagli ambienti governativi a Tripoli.
Descalzi ha discusso tra l’altro di un progetto di cui aveva già parlato a novembre con il presidente della Noc, Mustafa Sanalla. Mira ad avviare iniziative nel campo delle energie rinnovabili, come impianti a pannelli solari per ospedali, edifici pubblici, industrie e interi quartieri in un Paese dove il sole è in abbondanza. Ma l’Eni è soprattutto interessata a rilanciare i suoi programmi di ricerca di nuovi giacimenti di gas e petrolio nel deserto e offshore, oltre al rafforzamento di quelli esistenti a El Feel, 800 chilometri a sud di Tripoli, a Abu-Attifel, in Cirenaica, e a Mellita, presso il confine tunisino. Il Paese sembra in ripresa. Le maggiori istituzioni economiche come la Banca Centrale e Noc non sono più divise tra Tripolitania e Cirenaica. La produtà. zione di greggio è oggi sull’1,3 milioni di barili quotidiani, meglio del mezzo milione al tempo dell’offensiva militare lanciata dall’uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar, contro Tripoli nel 2019, ma molto meno dei 2,2 nel 2012.
Di Maio si è fatto interprete politico di queste opportuniMa ci sarà la stabilità necessaria? Banditi, mercenari e milizie garantiranno il ritorno dei tecnici italiani? L’interscambio tra i due Paesi è fermo sui 6 miliardi di euro del 2019. C’è spazio per crescere, nel 2012 superava i 15 miliardi. Così, si punta alla ripresa della costruzione dell’autostrada costiera (valore 5 miliardi in 20 anni) e a finire il ripristino dell’aeroporto internazionale di Tripoli, che riserva commesse per le aziende italiane pari a 87 milioni. Giovedì Di Maio tornerà a Tripoli con i colleghi francese e tedesco. Dabeiba gli ha espresso il forte desiderio di ricevere il premier Draghi, poi a sua volta verrà a Roma.