Alex in zattera contro la plastica: fermato sul Nilo
L’impresa di Bellini interrotta dalle autorità egiziane: «Ma io voglio tornare sul fiume e finire il viaggio»
Duecento chilometri ancora. E sarebbero scesi dalla zattera calpestando la terra di Damietta, sul Delta del Nilo. Ma qualcuno li ha bloccati. Alex Bellini e il suo accompagnatore Nick Pescetto stavano navigando sotto un cielo colore della polvere. Erano le due del pomeriggio di giovedì al Cairo quando un motoscafo della polizia li ha intercettati. «Seguiteci al comando». Così dopo tre diversi interrogatori il viaggio iniziato su una zattera ad Al Ayyat è finito a mezzanotte in una stazione di polizia: «Siete liberi, ma non potete più navigare sul Nilo». Ma cosa ci facevano due uomini su una zattera al Cairo?
Otto marzo. Tutto comincia in un piccolo villaggio a 80 chilometri a sud del Cairo, un luogo in mezzo al nulla, una zona del fiume dove col tempo si è formata una piccola isoletta chiamata Al Ayyat. Lì, sotto il sole, Bellini e Nick hanno costruito una zattera di due metri e mezzo per quattro, con legno raccolto sul luogo. Alcuni abitanti incuriositi si sono avvicinati. A lavoro finito, Alex ha alzato lo sguardo al cielo. Un cenno al suo compagno e la missione ha avuto inizio. Far conoscere un enorme problema ambientale. Navigare il Nilo, uno tra i dieci fiumi più inquinati (da plastica) al mondo. Il progetto «10 Rivers 1 Ocean» è iniziato nel 2019. Bellini ha già navigato il Gange e il Fiume delle Perle in Cina. Con il Nilo sono tre. Ne mancano altri sette.
Ma chi è Bellini? È un noto esploratore, ha 42 anni e ha già navigato in solitaria l’Atlantico e il Pacifico, attraversato di corsa gli Stati Uniti, da Los Angeles a New York, passeggiato sul ghiacciaio islandese Vatnajökull e percorso a piedi due volte l’Alaska.
Rientrato in anticipo in Italia dall’ Egitto, parla dalla sua casa. Esprime una speranza: «Vorrei ritornare in Egitto e completare il viaggio: arrivare a Damietta». Poi spiega il senso del suo progetto: «Raccogliere testimonianze dirette, raccontare un problema ecologico e sociale. Perché i fiumi? L’idea me l’ha data Francesca, mia moglie. Mi aveva esortato a ritornare in mare, per sensibilizzare sul tema. Ma dopo una ricerca ho scoperto che la plastica arriva dai fiumi che navigherò e che sono responsabili per l’80 per cento dell’inquinamento degli Oceani».
Il Nilo. Non è per niente facile. Le correnti contrarie. Il paesaggio deserto ai lati. Sulla zattera Nick e Alex ci stavano dalle nove del mattino fino alle prime ore del pomeriggio. La navigazione finiva quando si trovava un punto comodo per riparare la zattera: «Tutte le decisioni le prendeva il team a terra». Una volta scesi iniziava un altro tipo di viaggio, di conoscenza: le persone nella loro relazione con il fiume. In uno dei villaggi Alex ha conosciuto Jumala, una donna sportiva, maestra di Sup: «Ci ha dato una grossa mano. Ci ha messo in contatto con molte persone».
La zattera scorre, lentamente. Gli argini sono verdi, ma il paesaggio è deserto. Rare le abitazioni. «Per la gente che ci vive la relazione con il Nilo è molto forte. Tuttavia lo trattano male. I rifiuti che buttano in acqua scompaiono dai loro occhi dopo trenta secondi. Per questo non lo considerano un problema. Sul Gange succede lo stesso. Nessuno raccoglie gli animali morti perché il fiume è lungo e pensano che qualcuno più a sud lo farà». Alex sta preparando il prossimo viaggio. In Indocina scorre il Mekong.