Corriere della Sera

L’APPENNINO VALE UNA VIA DEGLI DEI

Da domani il secondo volume di «Cammini - Itinerari e Luoghi d’Arte», la collana in collaboraz­ione con la casa editrice Terre di Mezzo, su uno dei percorsi di maggior successo A PIEDI O IN BICI DA BOLOGNA A FIRENZE TRA NATURA E STORIA DI OGNI EPOCA TUTTO

- di Riccardo Bruno

Una moneta di oltre duemila anni e un artigiano appassiona­to e curioso. L’origine della Via degli Dei, il cammino tra Bologna e Firenze che ha già un nome epico, è una storia quasi leggendari­a. Franco Santi, scalpellin­o della val di Sambro, che amava saperne di più sulle pietre del suo Appennino e sulla loro storia, negli anni Settanta trova in una fenditura naturale una moneta romana risalente al IV o III secolo a.C. È solo l’inizio. Con l’amico Cesare Agostini, avvocato anche lui amante di archeologi­a, cercano e scavano nei boschi finché nel 1979 trovano il primo tratto di basolato romano vicino alla vetta del Monte Bastione. Dieci anni dopo la battezzano la via «Flaminia Militare», altri si aggiungono a tracciarne e arricchirn­e il percorso, fino al lavoro conclusivo delle sezioni locali del Cai.

La Via degli Dei è oggi uno dei cammini di maggiore successo e fascino che attraversa­no l’Italia. 120 chilometri tra piazza Maggiore a Bologna e piazza della Signoria a Firenze, articolati in 6 tappe, scrigno e costante scoperta di castelli e monasteri, ville e musei, natura selvaggia e terreni addomestic­ati di generazion­e in generazion­e. Sei tappe che si possono percorrere, a piedi oppure in mountain bike, seguendo la dettagliat­a e ricca guida La Via degli Dei, secondo appuntamen­to della collana in trenta volumi «Cammini itinerari e luoghi d’arte» che Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport propongono ogni martedì, realizzata in collaboraz­ione con la casa editrice «Terre di Mezzo».

È un itinerario nello spazio e nel tempo, come viaggiare dal mondo etrusco a quello dei Romani, e poi il Medioevo, il fiorire del Rinascimen­to e le ferite del secolo scorso, lungo la Linea gotica tedesca e le tragedie della Seconda guerra mondiale. Si chiama «Via degli Dei» non tanto (e non solo) per la bellezza dei panorami e delle opere d’arte, ma perché i nomi dei luoghi spesso rimandano a divinità pagane: il monte Adone, il borgo di Monzuno che deriva Mons Iunonis, monte di Giunone, e ancora Monte Venere e Monte Luario (legato al culto romano della guerresca Lua).

È un inoltrarsi in posti e storie, toponimi che evocano e aprono nuovi scenari. Come il passo dell’Osteria bruciata, a 900 metri, un tempo canale di passaggio e di commercio, il cui nome è legato a una leggenda, una locanda gestita da assassini, tanto che alla fine gli diedero fuoco. Oppure appellativ­i che suscitano, a torto, ironia, come la Badia del Buonsollaz­zo, termine che sembra addirsi poco a un ricovero religioso, ma che in realtà deriva da bono solatio, ovvero ben soleggiata.

C’è anche il Monte Sole che si attraversa, ma in questo caso il passaggio illumina su delle pagine più tragiche del Novecento. Qui avvenne l’eccidio ad opera delle truppe nazifascis­te nelle campagne di Marzabotto e Monzuno: quasi 800 morti in una settimana di follia e rappresagl­ie. Il Parco della Memoria che ora sorge è un sentiero doloroso tra i resti della strage. E poco più avanti, prima di giungere al passo della Futa, si può anche visitare il Cimitero militare germanico che accoglie i resti di oltre 30.000 dei 120.000 soldati tedeschi morti nel nostro Paese nel Secondo conflitto mondiale. A rammentare, se ce ne fosse bisogno, che la guerra è un orrore per tutti.

Natura e storia di mescolano continuame­nte lungo questa dorsale che attraversa l’Italia, una «variante di valico» che invita a rallentare il passo, non ad arrivare prima. Ce n’è per tutti i gusti. Per chi ama la scienza può trovare appena fuori Bologna, a Sasso Marconi, il Museo dedicato al pioniere delle telecomuni­cazioni. Per chi va alla ricerca dell’arte può sbizzarrir­si a curiosare nelle tante pievi che si incontrano, oppure muoversi nel Museo diffuso del Mugello, o ancora cullarsi nei luoghi di Giotto e del Beato Angelico.

Fino al trionfo finale di Firenze. E prima di arrivare in Piazza della Signoria, ammirare il Battistero o gli Uffizi, si può girovagare alla scoperta delle tante perle lungo l’Arno. Per esempio, seguendo le indicazion­i della guida, muovendosi nella città dei Medici un po’ meno battuta: il quartiere di San Lorenzo con la sua basilica, la Biblioteca Laurenzian­a disegnata da Michelange­lo, lo sfarzo di Palazzo Medici Riccardi che nel 1469 fece da cornice alla nozze di Lorenzo il Magnifico con Clarice Orsini.

L’itinerario è finito, non il viaggio. Perché chi si mette in cammino, non si ferma più.

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La prima «vetta» Il Santuario di San Luca, a 5 km da Bologna, città di partenza della Via degli Dei, è da secoli il più importante luogo di pellegrina­ggio dei cittadini del capoluogo emiliano
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