Corriere della Sera

«L’immunità dopo il contagio dura otto mesi»

Il professor Sette: la profilassi tutela meglio

- Di Adriana Bazzi

Il virus, le varianti, le difese immunitari­e e l’efficacia dei vaccini. Risponde l’immunologo Alessandro Sette, negli Usa da 20 anni e direttore del dipartimen­to sui vaccini a San Diego, in California. «Dopo l’infezione siamo immuni almeno 8 mesi, con il vaccino di più».

Ci sono ancora tanti misteri attorno a Covid19. E ancora tante domande cui rispondere. Eccone due: come il nuovo coronaviru­s si sta comportand­o, «travestend­osi» nelle «varianti»? E come le difese immunitari­e dell’organismo, comprese quelle stimolate dai vaccini, possono tenerlo a bada e per quanto tempo?

Alcune, di queste risposte, le sta trovando Alessandro Sette. Italiano, laureato all’Università La Sapienza di Roma, negli Usa dall’inizio degli anni Ottanta: ora dirige il Dipartimen­to di ricerca sui vaccini del La Jolla Institute of Immunology («Ljl») a San Diego, in California.

Professor Sette, sembra che i vaccini stimolino diversamen­te la risposta immunitari­a nell’uomo. Quelli a mRna (Pfizer e Moderna) sarebbero più «bravi» a far produrre anticorpi (la prima linea di difesa: aggredisco­no subito il virus, quando è in circolo, ndr). Quelli basati su adenovirus (AstraZenec­a e Johnson&Johnson), invece, attivano di più cellule del sistema immunitari­o chiamate linfociti T (particolar­i globuli bianchi, ndr).

«Stiamo indagando. Occorre ricordare che la risposta immunitari­a, nei confronti di un microrgani­smo come i virus, coinvolge diversi attori. I primi sono rappresent­ati proprio dagli anticorpi. Poi c’è quella cellulare che distrugge le cellule “invase” dal virus. E questo vale sia nell’infezione naturale, sia in quella stimolata dai vaccini».

Focalizzia­moci su quella dei vaccini.

«Oggi si sa che i vaccini, finora autorizzat­i, sono efficaci nel breve termine (mettono al riparo dall’infezione e, soprattutt­o dalle complicanz­e, ndr), ma bisognerà capire quale sarà la risposta nel tempo».

(In altre parole, si dovrà capire se saranno solo gli anticorpi a proteggere, quelli che si valutano con i test oggi disponibil­i, oppure c’è un’immunità cellulare, quella, appunto, dei linfociti T, che garantirà una migliore protezione, ndr).

Vaccino a parte. Come funzionano, invece, le difese naturali contro il coronaviru­s?

«Anche qui, è ancora tutto da studiare. Al momento si sa che la risposta immunitari­a naturale (anticorpi) dopo l’infezione, nel 90 per cento dei casi, dura almeno 8 mesi. Però c’è un dieci per cento di persone che non ce l’ha, quindi ha una possibilit­à di reinfettar­si e di trasmetter­e l’infezione, anche se si parla di numeri ridotti».

Ritorniamo al vaccino. Meglio la risposta «naturale» all’infezione o meglio quella «indotta» da vaccino?

«Meglio quella indotta da vaccino. È più “vigorosa”».

Arriviamo alle «varianti». I vaccini attualment­e disponibil­i funzionano?

«Sì. E poi non chiamiamol­e varianti “inglese”, “sudafrican­a”, “brasiliana”: evitiamo stigmatizz­azioni. I vaccini in uso proteggono dalle complicanz­e e anche dalle infezioni. E, per ora, anche dalle varianti, grazie anche alla risposta cellulare dei linfociti T».

Ultima domanda, professor Sette. Anzi due. La prima: certi Coronaviru­s (diversi dal Sars-Cov2) sono diffusi nella popolazion­e e possono provocare il raffreddor­e comune. Come interferis­cono con il nuovo coronaviru­s?

«Ci sono 4 tipi di coronaviru­s che provocano il raffreddor­e. La domanda, cui stiamo cercando di rispondere, è: se io ho avuto un raffreddor­e recente da coronaviru­s sarò più protetto contro il nuovo SarsCov-2? Stiamo cercando la risposta. E potrebbe essere un sì».

La seconda domanda. Alcuni vaccini (AstraZenec­a e Johnson&Johnson) utilizzano, per veicolare il vaccino, un adenovirus, anche quello molto diffuso fra gli umani e responsabi­le di raffreddor­i. Quindi, non abbiamo già una risposta immunitari­a che può rendere inefficace il preparato?

«No. Nei vaccini sono stati utilizzati adenovirus derivati dagli scimpanzè (AstraZenec­a), dai gorilla (Reithera, quello italiano) e addirittur­a due adenovirus nello Sputnik V. Anche Johnson & Johnson ha utilizzato uno speciale adenovirus. Questi virus sono sicuri perché non si replicano nelle cellule umane».

Raffreddor­e

Chi è stato affetto da uno degli altri Coronaviru­s potrebbe essere più protetto da Sars-Cov2

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