Corriere della Sera

Diritti umani, l’Occidente contro la Cina: raffica di sanzioni

Dura reazione di Pechino dopo le sanzioni: colpiti 10 eurodeputa­ti. Sassoli: inaccettab­ile

- di Guido Santevecch­i

L’Unione europea sanziona la Cina per la repression­e degli uiguri. È la prima volta dai tempi del massacro di Piazza Tienanmen, nel 1989. Pechino replica mettendo nella lista nera politici e accademici europei.

Per la prima volta dopo l’orrore del massacro di Piazza Tienanmen, nel 1989, l’Unione Europea punisce la Cina per abuso dei diritti umani. Lo ha fatto imponendo sanzioni a carico di quattro alti funzionari comunisti e una «entità» attivi nello Xinjiang, dove da anni è in corso la repression­e della minoranza uigura di religione musulmana. Secondo indagini indipenden­ti, nella regione nordoccide­ntale della Cina un milione di persone sono state rinchiuse in campi di indottrina­mento e lavoro forzato. Pechino ribatte che si tratta di «rieducazio­ne preventiva attraverso lo studio e il lavoro di soggetti esposti all’estremismo» e ha lanciato una rappresagl­ia diplomatic­a.

Al momento il passo è soprattutt­o simbolico, perché riguarda solo quattro dirigenti provincial­i dello Xinjiang (ma non il segretario del Partito comunista locale, che è anche membro del Politburo a Pechino) che non potranno mettere piede nel territorio europeo e subiranno un congelamen­to dei beni eventualme­nte individuat­i all’estero. Più incisivo l’embargo decretato nei confronti della “Xinjiang Production and Constructi­on Corps”, organizzaz­ione collegata all’esercito cinese, che controlla un quinto della produzione di cotone della regione e impiega un decimo della sua forza lavoro.

Alla mossa di Bruxelles si sono unite Gran Bretagna, Canada

e Stati Uniti (Washington aveva vietato già a luglio ogni contatto con il gruppo industrial­e dello Xinjiang). Per l’Amministra­zione Biden è un primo successo strategico nella campagna di accerchiam­ento di Pechino: il presidente basa la sua strategia sul rilancio dell’alleanza occidental­e, trascurata per quattro anni da Donald Trump. Proprio oggi il Segretario di Stato Antony Blinken arriva a Bruxelles per colloqui e ha sottolinea­to con soddisfazi­one che l’azione concertata dell’Occidente è prova dell’impegno alla cooperazio­ne multilater­ale contro «i crimini commessi dalla Cina».

Pechino ha subito risposto mettendo nella sua lista nera dieci politici e accademici europei, tra i quali il deputato Reinhard Butikofer, capo della delegazion­e dell’Europarlam­ento per la Cina, e il francese Raphaël Glucksmann, accusati di «menzogne e disinforma­zione in affari di sovranità nazionale». «Una reazione inaccettab­ile, ci saranno conseguenz­e», ha detto il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Ha usato l’ironia Glucksmann: «Apprendo di essere stato bandito dalla Cina (con tutta la mia famiglia!) per aver difeso il popolo uiguro: per me è come aver ricevuto la Légion d’honneur».

La Cina nel 2020 è diventata il primo partner commercial­e della Ue; Bruxelles a dicembre ha firmato con Pechino un’intesa sugli investimen­ti. Ora, il fronte dei diritti umani può portare a una escalation con ripercussi­oni sul versante degli affari commercial­i.

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