Corriere della Sera

Il boomerang di Morra

- di Massimo Gramellini

Ammettiamo, fino a prova contraria, che il senatore Morra sia vittima di uno scandalo di panna montata. Ammettiamo cioè che il presidente dell’Antimafia non si sia avventato verbalment­e contro un direttore sanitario di Cosenza, sventoland­o con fare minaccioso i suoi titoli e la sua scorta, e che comunque non lo abbia fatto per perorare la vaccinazio­ne degli anziani zii di sua moglie, come sostiene l’aggredito, ma per tutelare il diritto a essere vaccinati di tutti gli ultraottua­genari del collegio che lo ha eletto in Parlamento. Però Morra dovrà convenire che quella panna — il sospetto come anticamera della verità — è stata fomentata per anni dalla cultura a cui egli appartiene. Si tratta di una visione maramaldes­ca del mondo che preesiste ai Cinquestel­le (basti ricordare chi insinuava maldicenze su Falcone), ma che il movimento di cui Morra ha fatto parte fino a poche settimane fa ha preteso di elevare a modello di lotta politica e quasi a stile di vita.

Gli scandali esistono, ma vederli ovunque e ancora prima che vengano accertati, al solo scopo di abbattere l’avversario, equivale a non distinguer­e più quelli falsi dai veri. Facendo passare il principio pericolosi­ssimo che per chiunque sia investito di un ruolo potenzialm­ente privilegia­to debba sussistere un pregiudizi­o di colpevolez­za. Morra si è ripreso in fronte un boomerang che aveva contribuit­o a lanciare e chi oggi gli chiede di dimettersi sta ponendo le condizioni per fare, un giorno, la sua stessa fine.

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