Corriere della Sera

Vaccini, richiamo alle Regioni

Caos in Lombardia, salta il vertice della società che gestiva le prenotazio­ni

- di Marco Galluzzo (Imago)

Piano vaccini, Draghi sferza le Regioni perché seguano le direttive nazionali e il generale Figliuolo annuncia che in 24 ore verrà distribuit­o un milione di dosi Pfizer. La Lombardia cambia tutto. Dagli Usa ok ad AstraZenec­a.

Le difficoltà, la complessit­à dell’operazione, vanno superate in un «clima di coesione e collaboraz­ione nazionale». Collaboraz­ione fra le varie strutture dello Stato, fra la Protezione civile e la Difesa da una parte e le Regioni dall’altra. Soprattutt­o va fatto di tutto per rispettare il nuovo quadro regolatori­o nazionale, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che individua in modo perentorio categorie e fasce di età per la vaccinazio­ne.

Mario Draghi cerca di stringere sull’operativit­à del nuovo piano vaccinale, è ottimista sul fatto che il programma di vaccinazio­ne stia marciando di nuovo secondo i programmi, insieme ai suoi collaborat­ori condivide la convinzion­e che «si stanno superando i problemi di approvvigi­onamento».

Il punto ieri il capo del governo lo ha fatto in due riunioni separate, prima con il Commissari­o straordina­rio per l’emergenza sanitaria, il generale Francesco Paolo Figliuolo, e il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, poi con il ministro per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini.

La sfida del governo in questo momento è superare le difficoltà di questi ultimi giorni, convincere le Regioni che hanno dei problemi di organizzaz­ione ad accettare l’invio di task force della Difesa e della Protezione civile per colmare i gap e procedere in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.

Per fare questo però, è il messaggio che il presidente del Consiglio sta facendo passare con tutti i suoi interlocut­ori, innanzitut­to vanno evitate le polemiche per ciò che finora non ha funzionato, per esempio la piattaform­a di registrazi­one della Lombardia. In secondo luogo bisogna uscire dalla logica delle pagelle, o del giudizio politico: «Fare sistema — dicono nel governo — significa uscire dallo schema dei bravi e dei meno bravi, stiamo tutti lavorando per lo stesso obiettivo, e nessuna Regione si deve sentire bocciata o messa in discussion­e se accetta la collaboraz­ione e gli aiuti delle strutture nazionali».

Sono almeno tre le Regioni che secondo Palazzo Chigi avrebbero bisogno di un aiuto, logistico ed eventualme­nte informatic­o, da parte di Difesa e Protezione civile: in primo luogo Calabria, Sardegna e Abruzzo, che sin qui hanno medie di vaccinazio­ne molto al di sotto di quella nazionale, che è all’82% delle dosi finora consegnate.

Ma un altro pressing del governo sulle Regioni riguarda le piattaform­e di registrazi­one: ci sono regioni come il Lazio e la Toscana che hanno adottato un sistema autonomo che sta funzionand­o senza disguidi, ma in altri casi non è così. Con l’adesione della Lombardia salgono a 6 le Regioni che utilizzano la piattaform­a gratuita di Poste Italiane per la prenotazio­ne dei vaccini. Ma oltre a Sicilia, Calabria, Marche, Abruzzo e Basilicata, anche altre Regioni si auspica che scelgano il sistema messo a disposizio­ne da Poste Italiane, che sin qui ha dimostrato di funzionare in modo più che efficiente.

Proseguono anche i contatti di Mario Draghi con i colleghi europei in vista del Consiglio di giovedì e venerdì: insieme a Berlino e Parigi Palazzo Chigi sta cercando di sostenere lo sforzo che sta facendo la Commission­e europea per mettere quanto più pressione possibile sia alle case farmaceuti­che per rispettare i contratti stipulati, sia alla Gran Bretagna per rispettare il principio di reciprocit­à nelle esportazio­ni dei vaccini. In questo quadro ieri il capo del governo ha avuto una conversazi­one telefonica anche con il presidente spagnolo, Pedro Sanchez.

«Finché tutti i produttori non avranno consegnato le dosi concordate per l’Unione europea, dovremmo essere fermi sul controllo delle esportazio­ni», ha dichiarato ieri il commissari­o Ue per il Mercato interno, Thierry Breton. «Non si tratta di vietare l’export di vaccini, ma fare in modo che le aziende onorino i loro contratti con l’Ue, per fare in modo che i 27 ricevano le dosi previste. Serve reciprocit­à», ha spiegato il portavoce della Commission­e Ue, Eric Mamer, rispondend­o ad una domanda sullo stop alle esportazio­ni di sieri al Regno Unito. Una minaccia ventilata pochi giorni fa dalla stessa Ursula von der Leyen.

Il messaggio di unità ai governator­i: accettare il nostro supporto non è una bocciatura

Continuano i contatti con gli altri leader per mettere pressione alle case farmaceuti­che

Le piattaform­e di registrazi­one non funzionano tutte senza disguidi

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Insieme Figliuolo e Curcio

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