Vaccini, richiamo alle Regioni
Caos in Lombardia, salta il vertice della società che gestiva le prenotazioni
Piano vaccini, Draghi sferza le Regioni perché seguano le direttive nazionali e il generale Figliuolo annuncia che in 24 ore verrà distribuito un milione di dosi Pfizer. La Lombardia cambia tutto. Dagli Usa ok ad AstraZeneca.
Le difficoltà, la complessità dell’operazione, vanno superate in un «clima di coesione e collaborazione nazionale». Collaborazione fra le varie strutture dello Stato, fra la Protezione civile e la Difesa da una parte e le Regioni dall’altra. Soprattutto va fatto di tutto per rispettare il nuovo quadro regolatorio nazionale, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che individua in modo perentorio categorie e fasce di età per la vaccinazione.
Mario Draghi cerca di stringere sull’operatività del nuovo piano vaccinale, è ottimista sul fatto che il programma di vaccinazione stia marciando di nuovo secondo i programmi, insieme ai suoi collaboratori condivide la convinzione che «si stanno superando i problemi di approvvigionamento».
Il punto ieri il capo del governo lo ha fatto in due riunioni separate, prima con il Commissario straordinario per l’emergenza sanitaria, il generale Francesco Paolo Figliuolo, e il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, poi con il ministro per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini.
La sfida del governo in questo momento è superare le difficoltà di questi ultimi giorni, convincere le Regioni che hanno dei problemi di organizzazione ad accettare l’invio di task force della Difesa e della Protezione civile per colmare i gap e procedere in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.
Per fare questo però, è il messaggio che il presidente del Consiglio sta facendo passare con tutti i suoi interlocutori, innanzitutto vanno evitate le polemiche per ciò che finora non ha funzionato, per esempio la piattaforma di registrazione della Lombardia. In secondo luogo bisogna uscire dalla logica delle pagelle, o del giudizio politico: «Fare sistema — dicono nel governo — significa uscire dallo schema dei bravi e dei meno bravi, stiamo tutti lavorando per lo stesso obiettivo, e nessuna Regione si deve sentire bocciata o messa in discussione se accetta la collaborazione e gli aiuti delle strutture nazionali».
Sono almeno tre le Regioni che secondo Palazzo Chigi avrebbero bisogno di un aiuto, logistico ed eventualmente informatico, da parte di Difesa e Protezione civile: in primo luogo Calabria, Sardegna e Abruzzo, che sin qui hanno medie di vaccinazione molto al di sotto di quella nazionale, che è all’82% delle dosi finora consegnate.
Ma un altro pressing del governo sulle Regioni riguarda le piattaforme di registrazione: ci sono regioni come il Lazio e la Toscana che hanno adottato un sistema autonomo che sta funzionando senza disguidi, ma in altri casi non è così. Con l’adesione della Lombardia salgono a 6 le Regioni che utilizzano la piattaforma gratuita di Poste Italiane per la prenotazione dei vaccini. Ma oltre a Sicilia, Calabria, Marche, Abruzzo e Basilicata, anche altre Regioni si auspica che scelgano il sistema messo a disposizione da Poste Italiane, che sin qui ha dimostrato di funzionare in modo più che efficiente.
Proseguono anche i contatti di Mario Draghi con i colleghi europei in vista del Consiglio di giovedì e venerdì: insieme a Berlino e Parigi Palazzo Chigi sta cercando di sostenere lo sforzo che sta facendo la Commissione europea per mettere quanto più pressione possibile sia alle case farmaceutiche per rispettare i contratti stipulati, sia alla Gran Bretagna per rispettare il principio di reciprocità nelle esportazioni dei vaccini. In questo quadro ieri il capo del governo ha avuto una conversazione telefonica anche con il presidente spagnolo, Pedro Sanchez.
«Finché tutti i produttori non avranno consegnato le dosi concordate per l’Unione europea, dovremmo essere fermi sul controllo delle esportazioni», ha dichiarato ieri il commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton. «Non si tratta di vietare l’export di vaccini, ma fare in modo che le aziende onorino i loro contratti con l’Ue, per fare in modo che i 27 ricevano le dosi previste. Serve reciprocità», ha spiegato il portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer, rispondendo ad una domanda sullo stop alle esportazioni di sieri al Regno Unito. Una minaccia ventilata pochi giorni fa dalla stessa Ursula von der Leyen.
Il messaggio di unità ai governatori: accettare il nostro supporto non è una bocciatura
Continuano i contatti con gli altri leader per mettere pressione alle case farmaceutiche
Le piattaforme di registrazione non funzionano tutte senza disguidi