Lombardia, dopo il caos vaccini via i vertici dell’azienda regionale
Salvini: chi sbaglia paga. Fontana azzera il cda di Aria Il testimone per le prenotazioni passa alle Poste
A saltare questa volta, nella Regione a guida leghista e anima metà forzista, e a pagare per le inefficienze del piano vaccinale lombardo non è una sola testa, ma un intero consiglio di amministrazione. Quello di Aria spa, l’azienda regionale di acquisti incaricata di gestire le prenotazioni per le somministrazioni dei vaccini anti-Covid, voluta nel 2019 dal presidente Attilio Fontana e dal suo uomo forte, Davide Caparini, attuale assessore al Bilancio. Il caos sulle vaccinazioni è solo l’ultima tegola che si abbatte su Aria, dopo la vicenda dei camici forniti (poi donati) dall’azienda Dama controllata da Andrea Dini, cognato di Fontana, e l’epopea delle dosi antinfluenzali. Troppi i ritardi, le falle, gli sms mai partiti, quelli partiti e messaggeri di appuntamenti a 150 chilometri di distanza: la Regione ora scarica la sua «creatura».
Non solo si affiderà al portale di Poste italiane, che gestirà la campagna massiva, quella dei fragili e su cui trasmigreranno gli insegnanti
2 mila
I nuovi contagi registrati in Lombardia (2.105) nella giornata di ieri. Domenica erano stati 4.003
(mentre gli over 80 verranno gestiti dalle Asst): la Giunta regionale ha chiesto le dimissioni del cda. In caso contrario, avrebbe azzerato lo stesso affidando all’attuale direttore generale Lorenzo Gubian la guida della società. Le dimissioni sono arrivate ieri pomeriggio: oggi, quindi, la convocazione dell’assemblea e la nomina di Gubian quale amministratore unico.
Cade il presidente di Aria Francesco Ferri e arriva in soccorso Gubian, già parafulmine dell’inchiesta sui camici (ha sostituito nell’agosto scorso il suo predecessore, indagato per l’affare Dama, Filippo Bongiovanni). Le prime avvisaglie domenica, con i tweet della vicepresidente Letizia Moratti. In mattinata ieri era stato il leader leghista Matteo Salvini ad attribuirsi il cambio al vertice, quindi la parola definitiva: quella del presidente Attilio Fontana. A cui era stato lo stesso assessore Caparini venerdì a suggerire di azzerare il cda di Aria: «I disservizi informatici che si sono registrati nel corso della campagna vaccinale hanno creato disagi a molti nostri cittadini e inficiato il lavoro di tutti gli operatori, sanitari e non, che stanno lavorando con grande impegno e professionalità nei centri vaccinali. Per questo ho chiesto ai membri del cda della società Aria di fare un passo indietro». Fontana ha poi commentato come le «situazioni di criticità offrono un’immagine distorta dei risultati già oggi raggiunti: il totale delle vaccinazioni in Lombardia è 1.231.413; quelle somministrate agli over 80 322.568, più 60.000 nelle Rsa. Quindi, la percentuale di chi ha ricevuto una dose tra gli over 80 che hanno aderito (circa 600 mila) supera il 50%, in linea col resto del Paese».
Dalla Regione si apprende che la «colpa» dell’attuale Aria è quella di non aver portato a termine il piano industriale affidatogli. Non solo: la struttura regionale e la sua società non si parlavano. Una simbiosi, almeno sulla Sanità, che non c’è stata. Alla politica, quindi, non sarebbe rimasta che questa carta per poter cambiare il passo.
A Gubian, ora, l’incarico di prendere in mano il piano industriale e portarlo a termine, per fare davvero di Aria, dicono ai piani alti del Palazzo, «una società che sia di servizio, non d’intralcio, ai bisogni di Regione Lombardia».