L’ira del segretario leghista, poi l’assessore triatleta cede: «Una decisione inevitabile»
Chi è Caparini, «padre» della società sotto accusa
Il più arrabbiato di tutti, e ormai da parecchie settimane, era Matteo Salvini. Non è che lo avesse soltanto confidato. Con alcuni dei suoi, era sbottato proprio: «Non esiste. Non può esistere che a Roma io chieda e ottenga la sostituzione di Domenico Arcuri, e poi mi si possa dire che uso due pesi e due misure perché qui in Lombardia non cambiamo niente».
Probabile che un discorso di questo tenore se lo sia sentito fare anche Attilio Fontana, in una domenica fitta di telefonate, poche ore prima che «dimissionasse» l’intero consiglio d’amministrazione di Aria spa durante una riunione di giunta ad alta tensione.
La decisione, infatti, per l’amministrazione è dolorosa: la società è nata nel 2019 per espressa volontà dell’attuale giunta. Ma con il dilagare dell’epidemia, la spa si è resa responsabile di tanti, troppi episodi ai confini dello sconcertante: la convocazione di alcune centinaia di persone per le quali ancora non era previsto il vaccino, oppure l’esatto contrario. E cioè, la non convocazione dei vaccinandi quando tutto era pronto per procedere. Con le sfuriate di Letizia Moratti e Guido Bertolaso.
Resta da capire come sarà accolta dalla politica la decisione di sostituire l’intero cda con un amministratore unico, Lorenzo Gubian, dopo il passo indietro degli amministratori.
Fatto sta che alla stessa idea del leader della Lega — cambiare radicalmente la squadra — erano ormai arrivati tutti. Dal presidente Fontana, alla vice Letizia Moratti al responsabile della campagna vaccinale Guido Bertolaso, oltre che uno degli uomini chiave della giunta rinnovata come Guido Guidesi — descritto venerdì scorso come «furente» — uomo di raccordo fondamentale con Matteo Salvini.
Ma della necessità di estrarre il dente per far cessare il dolore era ormai convintissimo lo stesso Davide Caparini, l’assessore regionale al Bilancio della Lombardia. In questo caso, colui che la società Aria aveva tenuto a battesimo, un paio di anni fa, per unificare e razionalizzare le tre precedenti società regionali di digitalizzazione, gestione infrastrutture
Il delegato al Bilancio, figlio di uno dei migliori amici di Bossi, eletto per cinque legislature
e centrale acquisti: «L’idea resta giusta e sotto molti aspetti ha saputo rispondere alle attese — spiega —. Adesso si tratta di farla funzionare al meglio».
Caparini è uno degli uomini più potenti della Lega. Del resto, praticamente nel partito ci è nato. Ingegnere, 54 anni, è il figlio di uno dei più cari amici di Umberto Bossi, Bruno Caparini, il proprietario del «Castelletto» di Ponte di Legno in cui il Senatùr trascorreva le sue vacanze. Prima tessera della Lega a 19 anni, nel 1986, cinque legislature all’attivo, è noto per il carattere fumantino e il soprannome di «Ironman» per aver concluso la massacrante competizione di triathlon con lo stesso nome.
Ma che cosa è andato storto? Secondo l’assessore è «accaduto che i sistemi informatici che sono stati utilizzati non sempre abbiano dialogato al meglio con le Asst e le Ats. Con alcune sì, con altre molto meno, ai limiti dell’incomunicabilità». Inoltre, ci sarebbero stati dei problemi di «geolocalizzazione delle persone da vaccinare: con il risultato di aver mandato le persone non sempre nel luogo più vicino a casa».
E dunque, la cancellazione del cda di Aria spa è stata quasi un fatto obbligato: «Gli episodi negativi, nonostante gli impegni che la società si era presa, sono continuati: se ci dicono che una situazione può essere risolta e invece non lo è, è chiaro che bisogna prendere una decisione». E adesso, come si procede? «Gli attuali fornitori di Aria spa (Artexe e Maps Group, che lavorano anche in Emilia-Romagna) termineranno le vaccinazione degli ultra ottantenni, quindi subentreranno le Poste italiane per il resto della campagna vaccinale».
In ogni caso, Caparini resta convinto che, al di là dei problemi di Aria, il sistema sanitario lombardo abbia saputo farsi carico dei disagi: «Quando erano state convocate troppe persone, sanitari e volontari sono riusciti a vaccinare tutti. Quando non erano state convocate 900 persone, sono partite le telefonate individuali e il vaccino lo hanno ricevuto in 879».