Arruoliamo infermieri. Liberandoli dai contratti in esclusiva
Da tempo ormai abbiamo acquisito la consapevolezza che l’uscita dal tunnel della pandemia dipende in modo fondamentale dalla disponibilità di vaccini efficaci. Grazie a uno sforzo incredibile dei ricercatori, in meno di un anno abbiamo avuto più prodotti con diversi meccanismi di azione, tutti attivi e sicuri, prova ne siano i milioni di persone già vaccinate che stanno bene. A fronte di effetti collaterali rarissimi abbiamo ora la possibilità di accedere a questi importanti strumenti di prevenzione dall’infezione e protezione dalle sue manifestazioni più severe. È un successo straordinario e fra qualche settimana saremo in grado di averne a disposizione milioni e milioni di dosi. La vera sfida sarà la loro distribuzione e somministrazione, è da tempo, infatti, che sappiamo che dobbiamo prepararci a una impresa che non ha eguali nella storia moderna. La prima fase era la più semplice, vaccinare il personale ospedaliero e i degenti nelle Rsa in loco, molto più complesso è passare ai cittadini più anziani e fragili e a tutti gli altri. Purtroppo, appena si è iniziato a vaccinare tutti quelli che stanno fuori da Rsa e ospedali, sono cominciati i problemi, malgrado i numeri relativamente piccoli ai quali ci si rivolge. I disservizi e pasticci proprio della regione più colpita dalla pandemia, la Lombardia, sperimentati già con la vaccinazione per l’influenza stagionale, parlano da soli della pericolosa disorganizzazione alla quale stiamo assistendo. Il difficile arriverà nelle prossime settimane quando si renderanno disponibili tantissime dosi e non ci sarà più la scusa della loro scarsità a giustificare l’andamento a lumaca di una campagna per la quale la tempestività è fondamentale. Il governo ha correttamente avocato centralmente il coordinamento delle operazioni e confidiamo in una regia adeguata, ma a oggi la situazione è disarmante. Mentre ultraottantenni sono ancora in attesa di una chiamata e il rispetto delle anagrafiche è del tutto arbitrario, manca un elenco dei soggetti «estremamente vulnerabili» che avrebbe dovuto essere allestito per tempo. E intanto già si parla di vaccinare i lavoratori senza che siano chiare le priorità con le quali procedere, mentre si lascia ai medici del lavoro un ruolo di coordinamento che non compete alle loro funzioni. Uno dei fattori limitanti più importanti nell’implementazione di questa campagna è la disponibilità di personale sanitario; gran parte degli infermieri sono dipendenti di ospedali e strutture sanitarie alle quali sono vincolati da contratti di esclusività: basterebbe una deroga per permettere loro di lavorare nei centri vaccinali autorizzati 10-15 ore alla settimana, retribuiti extra time, per avere frotte di personale a disposizione. Gli accordi già siglati con medici di famiglia e specializzandi dovrebbero aiutare al reclutamento di camici bianchi ma molto altro può essere fatto sburocratizzando le pratiche per i volontari e adoperando al meglio i dottori (cosa che oggi non sempre avviene). Continuiamo a sentir dire che dobbiamo cambiare marcia, è arrivato il momento di farlo davvero.