«Sono molto costosi Ma nei pazienti anziani dimezzano la mortalità»
Abrignani del Cts: test per la versione italiana
Cosa sono gli anticorpi monoclonali?
«Sono ad oggi l’unica terapia specifica contro il virus Sars- Cov-2 e il Covid. Tutti gli altri farmaci sono sintomatici, cioè curano i sintomi ma non la causa. Mi riferisco a eparina, cortisone e antinfiammatori». Sergio Abrignani, immunologo dell’università Statale di Milano, è uno dei nuovi esperti del Comitato tecnico-scientifico, Cts.
L’antivirale Remdesivir non è un farmaco specifico?
«Ci sono studi non definitivi e molto contrastanti. No, direi che non è un antivirale specifico come lo intendiamo noi. Pensi a quelli contro l’epatite C che sono capaci di eradicare il virus al 90%».
Che si intende per antivirale?
«Per antivirale si intende tutto ciò che attacca, riduce o elimina un certo virus. I monoclonali sono il prodotto della risposta immunitaria, un distillato di anticorpi che sono prodotti in natura per difenderci dall’aggressione di un agente patogeno. Gli antiCovid sono proteine prodotte dai linfociti B di soggetti che si infettano o si vaccinano. Queste sostanze si dirigono contro la proteina Spike che il virus usa per aggredire le cellule umane. Gli anticorpi migliori vengono selezionati, isolati e riprodotti per ottenere in quantità industriali ciò che l’organismo fa normalmente».
Terapia, non prevenzione?
«Sono un farmaco terapeutico, non profilattico, da dare a pazienti nella fase iniziale della malattia per anticipare la fase infiammatoria. Gli anticorpi bloccano l’ingresso del virus nelle cellule umane e fermano l’infezione».
Per sempre?
«No, è terapia passiva. L’anticorpo ha una vita di 6-8 settimane. Non come il vaccino la cui efficacia può durare tutta la vita».
Perché non darli a tutti?
«La terapia è molto costosa. Si è scelto di darli in tutto il mondo a ultrasessantenni con chance più elevata di sviluppare forme gravi. Diabetici, ipertesi, cardiopatici. C’è un effetto significativo nell’evitare complicanze gravi».
Quali sono attualmente monoclonali in uso clinico?
«In Italia Eli Lilly e Regeneron. Negli Stati Uniti viene usato anche Vir che, rispetto agli altri due, agisce in modo molto più efficiente e quindi viene somministrato intramuscolo anziché in endovena. Non solo. Riconosce tutte e tre le varianti del virus mentre i farmaci di Lilly e Regeneron sembra siano attivi solo contro quella inglese e poco contro la sudafricana e brasiliana».
Monoclonali salvavita? i
«Indirettamente sì. Nelle persone a rischio, esempio tra 70 e 80 anni, riducono la mortalità almeno della metà».
Presto avremo un monoclonale italiano?
«Parte ora la sperimentazione di quello sviluppato da Toscana Life Sciences, concepito allo stesso modo. Sembra funzioni, entro maggio dovremmo avere i risultati. Un monoclonale made in Italy ci darà un accesso prioritario, al di là dell’orgoglio di non dover dipendere dalle multinazionali come è stato per i vaccini. Almeno altre 4-5 aziende stanno lavorando in questo settore. Vincerà l’anticorpo in grado di eludere le varianti e che potrà essere somministrato con una normale iniezione, a casa».
La chiave della lotta al Covid-19
restano i vaccini?
«Stiamo andando verso una fase di varianti e avremo sempre più bisogno di vaccini facili da riadattare. L’azienda Moderna ha cambiato in 3 settimane il suo vaccino perché risponda alla variante sudafricana e lo sta sperimentando. Per avere anticorpi nuovi ci vogliono 4 mesi».
Non servono per la profilassi ma per anticipare la fase infiammatoria della malattia
Complicanze gravi
Si è scelto di darli a ultrasessantenni con chance più elevata di sviluppare forme gravi