«Su quegli incarichi Enrico ha ragione Il partito lo segua unito»
Borghi: bisogna ricostruire un’identità dem
Enrico Borghi è deputato della corrente di Base riformista, però è cresciuto tra i Popolari con Enrico Letta. E ora è stato l’unico degli ex renziani a essere chiamato nella nuova segreteria.
Onorevole, il neo leader del Pd ha detto che i due capigruppo devono lasciare il posto a due donne: lei non è in una posizione facilissima...
«Enrico ha posto un tema reale riguardo alla parità di genere. Come segretario d’aula alla Camera ho lavorato, su indicazione del capogruppo Delrio, affinché 3 delle 5 presidenze delle commissioni alla Camera spettanti al Pd fossero ricoperte da donne. Perciò credo che si debba lavorare in modo unitario per giungere a una sintesi che colga l’obiettivo politico posto da Letta. Troppe volte le nostre parole non hanno trovato seguito nei fatti: questa è una delle cause del distacco dai nostri elettori e dai giovani».
Delrio e Marcucci hanno tenuto uniti i gruppi dopo la scissione di Renzi. Poi ci sono stati i governi con il M5S e ora la Lega. È giusto sostituirli?
«È una domanda da porre al segretario. Delrio e Marcucci hanno svolto un lavoro prezioso. E nello spirito unitario sono personalità da tenere nel dovuto conto».
Letta è stato eletto con una maggioranza bulgara: vuol dire che nel Pd non esistono più le correnti?
«Le correnti soffocano il partito quando l’iniziativa politica langue e la direzione è confusa. Quando c’è una capacità di leadership, le correnti sono un utile contributo per un partito largo, con sensibilità diverse».
Siamo ancora nel pieno della pandemia. Nell’agenda di Letta c’è in testa lo ius soli. Ciò ha sollevato critiche da destra e non solo.
«Il Pd deve ricostruire la propria identità e non deve avere paura delle proprie parole d’ordine: riconoscere la cittadinanza a ragazzi che nascono in Italia, che studiano qui, con genitori che pagano le tasse, è una cosa sacrosanta. Come ha detto Nancy Pelosi: le società aperte che non hanno paura di includere sono quelle che crescono di più».
Letta dice che per vincere serve un’alleanza col M5S. Tutti d’accordo o la linea andrebbe decisa con un congresso vero, sul territorio?
«La scansione che il segretario ha indicato vede una larghissima convergenza per la costruzione di un centrosinistra largo: un nuovo Ulivo, in cui il Pd non faccia il chierichetto di nessuno».
Un’intesa strutturale con i Cinque Stelle significa però stop all’intesa con Italia viva?
«Non utilizzerei la parola “strutturale”. Letta ha detto chiaramente che la nostra area politica parte dal centro, con Calenda e appunto Renzi, per poi allargarsi verso sinistra. E la leadership di Conte nel M5S è una buona notizia».
Se c’è una forte leadership le correnti sono un utile contributo