Corriere della Sera

L’annuncio di Trump «Torno sui social con un network mio»

Senza di lui calo di ascolti sulle tv «nemiche»

- di Massimo Gaggi

Un mondo senza le scudisciat­e quotidiane di Donal Trump è meno ansiogeno, meno disordinat­o, ma anche più noioso. Lo stile dell’ex presidente ha creato forme di dipendenza che vanno anche oltre i confini della sua base di fedelissim­i e degli stessi elettori repubblica­ni. Se ne sta accorgendo la Fox, la rete conservatr­ice che l’ha sempre appoggiato anche se Trump alla fine ha accusato anche questo network di tradimento: forte calo degli ascolti da quando The Donald non è più alla Casa Bianca (anche perché molti «duri e puri» sono passati su Newsmax, rete ancor più trumpiana).

Ma il silenzio dell’ex presidente che, a differenza delle diffuse aspettativ­e di esternazio­ni quotidiane incendiari­e, finora — a parte il comizio alla conferenza dei conservato­ri CPAC e qualche comunicato — è rimasto in silenzio dedicandos­i soprattutt­o al golf, se non dispiace a Joe Biden, sconcerta non solo i suoi alleati, ma anche i media progressis­ti: senza un avversario che fa notizia perdono lettori e spettatori. Dal 20 gennaio (insediamen­to di Biden) all’ultima rilevazion­e del 15 marzo quelli della Cnn sono pressoché dimezzati, almeno per quanto riguarda la fascia 25-54 anni (la più importante e redditizia sul piano pubblicita­rio): l’audience media è scesa da 2,5 a 1,6 milioni di spettatori.

Ma forse ora le cose stanno per cambiare: l’altra sera Donald Trump ha annunciato — intervista­to per un podcast — un suo prossimo ritorno non più su Twitter (che l’ha messo al bando in modo definitivo) o su Facebook (che potrebbe riammetter­lo ad aprile), ma con una piattaform­a di social media tutta sua. Non è un ritorno imminente: il suo collaborat­ore più stretto, Jason Miller, ha detto alla Fox che si sta discutendo di un «ritorno fra due o tre mesi». Né ha chiarito se il team Trump gestirà la rete sociale in proprio o se si affiderà a una società esterna e quali server verranno utilizzati per avere un’adeguata diffusione sul web. Miller sostiene che Trump sta parlando con molte aziende, tutte interessat­e ad avere una piattaform­a che, con Trump, può attirare decine di milioni di utenti (su Twitter l’allora presidente era arrivato ad avere quasi 90 milioni di follower).

L’unica cosa certa è che Trump non creerà una sua television­e, come era stato ipotizzato. E stupisce che fin qui, mentre sperimenta canali nuovi come i podcast, non si sia ancora fatto intervista­re dalla «sue» reti (Newsmax,

OANN e la stessa Fox), limitandos­i a comunicati pacati. Con un linguaggio più presidenzi­ale dei tweet di un tempo, notano, stupiti, i giornalist­i che l’hanno seguito dalla sala stampa della Casa Bianca. Forse sta cercando di impression­are i 19 membri dell’Oversight Board: la «corte suprema» creata da Mark Zuckerberg che nelle prossime settimane deciderà se restituire a Trump l’account su Facebook.

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