Corriere della Sera

L’ex investigat­ore di Mani Pulite «Aiuto i truffati dalla banca»

Si dedica agli anziani come lui vittime della Pop di Vicenza. «Ero malato, sono rinato»

- DAL NOSTRO INVIATO Andrea Pasqualett­o

Oggi accompagne­rà Maria all’ospedale di Schio per il solito controllo; domani farà la spesa a Bepi, che non è più un ragazzino e ha qualche problema di deambulazi­one; a Silvano invece sbrigava varie faccende, bollette, posta, ma ora non lo fa più perché l’amico è morto. Sono una ventina le vittime della Popolare di Vicenza che si affidano a lui, Franco Alberton, 62 anni, un tempo carabinier­e del pool Mani Pulite poi comandante dei vigili di Mussolente, nel Vicentino, dove è rimasto fino a quando il mondo non gli è crollato addosso. Era l’aprile del 2015 e scoprì che i risparmi di una vita, 130 mila euro, erano andati in fumo per il crac della banca amica e fidata. In quei soldi c’erano anche le fatiche dei suoi genitori e quelle di uno zio che viveva a Rossano Veneto con loro, cioè con lui, sua moglie e i loro due figli. Alberton ha vissuto una feroce depression­e che l’ha costretto prima a lasciare il lavoro e poi ad andare in pensione. E ora, da giovane pensionato, ha deciso di dedicare il suo tempo ai compagni di sventura, quelli più sfortunati e acciaccati di lui. Tutti ultraottan­tenni, tutti soli, tutti rimasti sul lastrico.

«Persone oneste e semplici che non potevano sapere cosa c’era dietro agli investimen­ti che facevano — racconta Alberton — Si fidavano del funzionari­o che conoscevan­o e, come me, gli davano i loro risparmi. Dieci, venti, trenta mila euro a testa, messi da parte con molti sacrifici».

Maria, una vita da infermiera, l’ha chiamato dopo che è venuto a mancare il marito. «Mi ha detto: “Non posso più fare niente da sola, Franco, mi dai una mano per favore?”. Bepi faceva invece il metalmecca­nico e aveva messo da parte 20 mila euro, Silvano l’idraulico, 40 mila, tutti persi».

Sono 117 mila i soci travolti dalla vicenda della Pop Vicenza. «Un’apocalisse finanziari­a», l’ha definita Patrizio Miatello che ne rappresent­a oltre 10 mila. Alberton faceva parte della sua associazio­ne ed è lì dentro che è nata l’idea di iniziare questa attività di «volontario dei truffati».

«Dopo aver perso tutto ero finito in cura a Bassano e sono stato giudicato non idoneo al lavoro di comandante... ho avuto la vita distrutta». Alberton era molto stimato, dice il suo avvocato, Umberto Brotto: «Aveva avuto vari encomi, primo alla scuola sottuffici­ali dell’Arma, 60/60 alla maturità classica, il massimo dei voti a Filosofia. Una persona eccellente, che ha servito l’Italia con rigore e impegno. E poi una grande cultura, conosce mezza Divina Commedia a memoria…».

Anni duri. «Ma un bel giorno, per non morire — sospira l’ex comandante — ho deciso di rimuovere tutto, come si fa con un tumore, e di dedicarmi a loro, a queste persone anziane che hanno subito la mia stessa sorte».

La scorsa settimana il tribunale di Vicenza ha condannato per il crac i vertici dell’istituto, fra cui il patron Giovanni Zonin: sei anni e sei mesi per un buco di quasi 7 miliardi di euro, pena in odore di prescrizio­ne.

«Io sono per il rispetto delle sentenze ma sono certo che lui non farà un giorno di carcere. No, il carcere è per i poveri, non per i ricchi e potenti. Quando ancora beccavo i ladri, chi rubava un’autoradio ed era recidivo veniva condannato a tre anni e finiva dentro. Un’autoradio, valore 30 euro. Questi hanno rubato 7 miliardi, hanno distrutto migliaia di famiglie e centinaia di aziende, si prendono sei anni e non faranno un solo giorno dentro. È stata fatta giustizia, certo: per Zonin. No, meglio non pensarci. Preferisco andare dalla Maria, la sua semplicità vale molto di più. A questi potenti lascio la parte più bassa dell’Inferno, quella dei traditori di chi si è fidato di loro, dove Dante ha messo il conte Ugolino. Maria sta molto, molto più su».

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Franco Alberton, carabinier­e, poi comandante dei vigili, oggi in pensione
62 anni Franco Alberton, carabinier­e, poi comandante dei vigili, oggi in pensione

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