La maxi frana al lago di Iseo La vita sospesa dei paesi sulla riva
Riaperta la strada, un radar monitora il fronte
Aun certo punto c’era stato anche un tecnico che aveva dipinto lo scenario di un’onda alta sessanta metri, come se il paesino di Tavernola Bergamasca fosse affacciato sull’Oceano Pacifico e non sul tranquillo lago d’Iseo. Ma anche quello dà l’idea del mese di paure e incertezze attraversato da chi vive sulle rive del Sebino, dove finora le ondate più temibili erano state quelle dei turisti per il sentiero galleggiante di Christo. Sopra il paese sono appollaiati 2,1 milioni di metri cubi di materiale che rischiano di collassare e piombare in acqua provocando un vero tsunami. E anche se nell’ultima settimana il temibile ammasso di pietra e rocce sta franando, tanto che ieri è stata riaperta la provinciale che vi scorre sotto, il paese vive «sotto una perenne spada di Damocle», come dice il sindaco Ioris Pezzotti.
Nel monte Saresano che descrive un arco sopra il paese sulla sponda bergamasca del lago, si scava dal 1902 alla ricerca della pietra necessaria per il cemento. Non a caso sotto la frana si trova il cementificio che dopo molti passaggi di proprietà è ora di Italcementi e della sua casa madre Heidelberg. Trivellato alla ricerca di marna, il monte si è scosso diverse volte: negli ultimi cinquant’anni è successo nel 1970, nel 1986 e nel 2010. Fino allo scorso 22 febbraio, quando gli strumenti del cementificio rilevano un movimento che arriva a 25 millimetri al giorno, mentre lo spostamento normale dovrebbe essere di due all’anno.
In una strada si aprono crepe in cui entra una mano, lo stabilimento viene sgomberato, la provinciale viene chiusa e viene sbarrata anche quella per il paese di Parzanica: 346 abitanti che da allora possono salire e scendere solo con una mulattiera lungo la quale l’altra sera un automobilista stava per travolgere un cervo. Un laser viene puntato sulla montagna per monitorarla in ogni istante e iniziano gli studi che coinvolgono le università di Firenze, Milano Bicocca e Bologna. Si tratta di capire come si potrebbero comportare la frana e soprattutto la famosa onda causata dalla caduta del materiale nel lago. E che, secondo gli studi, sarebbe alta fra i cinque e i sei metri. Si fa il censimento di chi vive sotto quell’altezza e si progetta una tendopoli con tanto di struttura a parte per i positivi al Covid. L’onda fa paura soprattutto alla sponda bresciana. A Montisola si sgomberano 60 famiglie per qualche giorno e a Iseo l’ospedale studia un piano di evacuazione. Si pensa anche a come dare l’allarme: una sirena sul campanile risulta troppo debole, le campane a martello peggio, ora sono state trovate sirene elettroniche da piazzare in ogni paese del lago.
L’ateneo bolognese dice che nello «scenario peggiore» potrebbe cadere tutto e 700 mila metri cubi di terra
A Tavernola
Il sindaco ha chiesto lo stato d’emergenza: «Senza una soluzione non c’è normalità»
piomberebbero nel lago causando un’onda che impiegherebbe solo 60 secondi per travolgere Montisola. Per fortuna, si avverte, è anche lo scenario «meno probabile». Nell’attesa di conoscere quelli più verosimili, la frana continua a rallentare: ieri era immobile nella parte superiore e si è mossa di 4 millimetri in quella inferiore. Ma non basta a chi vive nell’incubo che possa venire giù tutto, come ha chiarito il sindaco di Tavernola in un’assemblea pubblica online durante la quale ha chiesto lo stato d’emergenza: «Non è pensabile tornare alla normalità prima che il problema venga risolto». Alle estremità della provinciale sono stati piazzati dei semafori che diventeranno rossi in caso di movimenti improvvisi segnalati dal laser continua con il suo costante ronzio a tenere d’occhio la montagna.