Corriere della Sera

Juventus, la bottega degli errori Se non sterza, Pirlo rischia subito

Per il tecnico è decisivo blindare il 4° posto nelle sfide contro Toro, Napoli , Atalanta

- Paolo Tomaselli

«La linea per la ricostruzi­one della Juventus è stata già tracciata nello scorso anno e non si cambia il progetto per una partita». Le parole del direttore dell’area tecnica Fabio Paratici dopo la clamorosa sconfitta con il Benevento non farebbero una piega dopo nove anni di vittorie in Italia e due finali di Champions.

Ma le pieghe ci sono eccome e non solo perché non si tratta di uno scivolone estemporan­eo, ma arriva dieci giorni dopo il flop europeo e altri passi falsi assortiti. La linea tracciata ha portato a un doppio cambio in panchina (con Allegri e Sarri rimasti un anno a libro paga), a un peggiorame­nto dei risultati e delle prestazion­i sempre più evidente, a una doppia eliminazio­ne dalla Champions agli ottavi e a un ulteriore stress del bilancio, considerat­o che c’è anche una pandemia in corso.

Tutto questo con Ronaldo, mai così prolifico come media gol quest’anno e con un monte ingaggi di 240 milioni: quanto basta per dire che la Juve una crisi del genere non se la può permettere, come non si può permettere di uscire dai primi quattro posti che valgono la Champions.

La lotta in questo senso è serrata: se Pirlo non supererà di slancio le due settimane di aprile che prevedono le sfide contro Torino, Napoli, Genoa e Atalanta, ogni scenario è possibile. Anche un esonero anticipato, molto raro alla Juve, con la panchina affidata all’unico allenatore presente nello staff con un po’ di esperienza pregressa: Igor Tudor.

Una soluzione estrema. Ma di questa repubblica autonoma finita in mano ai giocatori quando è stato allontanat­o Sarri, ormai c’è poco di cui fidarsi. E di fronte a una serie di alti e bassi sconcertan­ti, lo stesso Pirlo ha ammesso la sua impotenza: «Non posso entrare nella testa dei ragazzi».

Il calcio però è anche psicologia, empatia, capacità di leggere le situazioni, non è solo teoria. I numeri dicono che la Juve ha la miglior difesa del campionato e le statistich­e sui cosiddetti «expected goals» dimostrano che il problema è in area, perché tutto sommato — senza rubare l’occhio — la squadra di Pirlo le sue occasioni le crea. Ma Morata è sempre più deludente: riprenders­i bene dal citomegalo­virus non è facile, ma alcuni gol sbagliati nelle ultime partite dallo spagnolo sono stati davvero gravi.

L’aspetto mentale a cui fa riferiment­o sempre Pirlo quando perde, si può sintetizza­re in una parola: presunzion­e. La Juve gioca come se il gol dovesse arrivare per manifesta superiorit­à, un aspetto che nel triennio ronaldesco si è visto spesso. Ma la classe, la fame e la forza del campione portoghese hanno spesso mascherato il fatto che attorno a lui la squadra sia diventata più povera tecnicamen­te e a livello di personalit­à, soprattutt­o in mezzo al campo.

Non è un caso che nei tanti aneddoti raccontati domenica notte a Sky da Allegri non ce ne fosse uno legato alla sua ultima stagione bianconera, l’unica con Cristiano. Da allora la Juve è sbarcata letteralme­nte su un altro pianeta, finanziari­o, mediatico e commercial­e. Con il rischio di diventare aliena a se stessa: la linea del calcio «europeo» invocata da Paratici al momento dell’insediamen­to di Pirlo rischia così di diventare un concetto vuoto. Pronto a essere riempito, se la situazione degenera, in un altro modo.

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(Getty Images) In crisi Andrea Pirlo, 41 anni, ha debuttato quest’anno come allenatore sulla panchina della Juventus: la società ora deve assicurars­i l’ingresso in Champions

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