Ibra, cuore di papà Si emoziona e piange per Max & Vincent «Lontano da casa, mi mancano...»
Anche gli Ibra piangono. Puoi essere un duro, puoi essere un superuomo, puoi essere perfino un dio — come ama autodefinirsi lui un giorno sì e l’altro anche, prendendoci tutti in giro — ma alla fine se sei un papà, soprattutto uno di quelli che per lavoro devono stare lontano tanto tempo dalla famiglia, ecco che a volte può bastare anche una parola, un’immagine, un pensiero. A Zlatan Ibrahimovic, ieri, durante la sua prima conferenza stampa dopo il ritorno nella nazionale svedese, è bastato gli nominassero i figli. È successo quando ha pensato alle lacrime di Vincent, triste per la lontananza del babbo. «Cosa dicono che ora starò via ancora di più da casa? Vincent era qua con me e ha pianto quando l’ho lasciato. Ma va bene, va bene, va bene...». Lì Zlatan non è riuscito a trattenere l’emozione. E ha pianto pure lui. Come mai gli avevamo visto fare in vent’anni di carriera, né dopo una sconfitta, né dopo un infortunio. A quel punto il campione si è asciugato le lacrime con la mano e ha aggiunto: «Ho due figli piccoli a casa che calciano il pallone, mia moglie mi chiede di dirgli di smetterla ma io dico di no, possiamo comprare cose nuove se si rompono...». Cuore di papà. Un papà che a Milano da oltre un anno vive da solo, per scelta sua e della moglie
Helena. Gli Ibrahimovic hanno deciso così: la mamma e i due figli Maximilian di 14 anni e Vincent di 13 hanno continuato a vivere e a studiare in Svezia, mentre papà Zlatan in Italia si è potuto concentrare anima e corpo sul progetto. Riuscendoci alla grande. L’attaccante ha ammesso più volte che la sua famiglia gli manca, ma le lacrime di ieri valgono più di mille parole. Infatti la questione pesa in maniera decisiva, più ancora dei soldi, sul tema del rinnovo. Con ogni probabilità moglie e figli lo raggiungeranno a breve nell’attico di Porta Nuova: la firma sul prolungamento da 7 milioni è infatti sempre più vicina. «Sono ottimista — ha ammesso ieri lo stesso Ibra —. Una giornata senza i miei compagni del Milan è come una giornata senza i miei figli. È come se fossimo seduti in una stanza e tutti stessero aspettando che Zlatan dica cosa fare. Voglio far parte di questo progetto. È bello». Il Milan come una famiglia allargata. Ma con quella vera vicina, sarà ancora più bello.