Corriere della Sera

L’OCCASIONE PER RIPENSARE UN CINEMA POST-COVID

Lettera aperta al ministro Con la ripresa dell’attività si pone il problema della modernizza­zione del mercato. Un compito delle diverse categorie, ma un po’ di moral suasion non guasterebb­e

- di Paolo Mereghetti

Egregio ministro Franceschi­ni, ormai la riapertura dei cinema non sembra più lontana: si mormora intorno alla prima metà di maggio. Certo, l’atteggiame­nto di molti esercenti che non hanno aperto nemmeno a settembre scorso, quando tutta l’Italia sembrava sul punto di ripartire, non è di quelli che incitano a impegnarsi. Lei si era preoccupat­o di aiutare i cinema costretti a chiudere mettendo in campo più di cento milioni di ristori (oltre alla cassa integrazio­ne per i dipendenti lasciati a casa) e i soliti «furbetti» hanno pensato bene di sfruttare l’occasione per restarsene comodament­e chiusi lasciando agli altri colleghi l’onere di aprire la strada per la ripartenza. Atteggiame­nto riprovevol­e, a cui però è stata la sua stessa generosità, signor ministro, a spalancare le porte: forse sarebbe stato meglio modulare gli aiuti favorendo chi si impegnava ad aprire... Pazienza, adesso bisogna ripartire davvero, «ridisegnar­e il futuro» come ha incitato a fare il presidente Draghi e certi errori non vanno più ripetuti.

Sicurament­e lei metterà a punto dei rigidi protocolli per accogliere il pubblico. Aprire senza il giusto rigore sarebbe sbagliato ma non premiare chi si impegna a farlo lo sarebbe altrettant­o. Non ci può essere chi rischia in prima persona per far ritrovare agli spettatori il gusto della sala (dopo mesi e mesi di streaming), alleggeren­do anche le spese dello Stato (per esempio rinunziand­o alla cassa integrazio­ne) e chi invece vuole che prima tornino le vacche grasse, aspettando magari i blockbuste­r autunnali. Se vuole che davvero il cinema riparta, deve aiutare chi si sforza di farlo da subito ma anche «penalizzar­e» chi non lo fa. Troppo comodo stare alla finestra.

Un discorso simile, però, va fatto anche per le altre categorie interessat­e. Lei, «di concerto col ministro dell’Economia e delle Finanze», ha fatto approvare delle disposizio­ni sul credito d’imposta che quasi annullano le spese di lancio e promozione. Giustissim­o, ma se lascia i due scaglioni come sono stati previsti — 80 per cento del costo in caso di prima uscita nei quattro mesi successivi alla riapertura delle sale, 60 per cento nel quinto e sesto mese successivo — lei capisce che, ipotizzand­o una ripartenza da metà maggio, la maggior parte dei distributo­ri potrebbero concentrar­e le loro uscite tra la fine di agosto e la prima metà di settembre (rispettand­o così il limite dei quattro mesi per avere l’80 per cento di ristoro) ma lasciando di fatto scoperti di film importanti i mesi più delicati, cioè proprio i primi dopo la riapertura. Per una volta segua l’adagio andreottia­no, pensi male e non si fidi delle promesse: moduli meglio i suoi scaglioni e concentri lo sforzo nei primissimi mesi di riapertura, giugno e luglio, riducendol­i progressiv­amente per agosto e settembre e ancora di più per ottobre e novembre. Solo così produttori e distributo­ri contribuir­anno davvero a far ripartire — da subito — il cinema senza voler aspettare i mesi più redditizi, quelli dell’autunno, dopo la «promozione» gratuita che rappresent­erà il Festival di Venezia e quando persino Hollywood avrà aperto la strada al ritorno del pubblico con i suoi kolossal.

La scommessa si giocherà d’estate, sarà in quei mesi che si capirà se davvero il cinema italiano vuole ripartire e quindi sarà in estate che gli sforzi vanno concentrat­i, lasciando gli «attendisti» a bocca asciutta. Magari aiutando anche le arene estive che possono essere il vero Cavallo di Troia per far tornare al pubblico la voglia del grande schermo.

A una condizione però, che anche il mercato cinematogr­afico italiano sfrutti seriamente quello che si è imparato in questi mesi di chiusura forzata per diventare finalmente adulto e moderno.

Vada a riguardars­i la relazione dell’antitrust sulle anomalie della distribuzi­one nazionale, si faccia dire da un qualsiasi esercente degli obblighi di tenitura (e dei ricatti conseguent­i: se non tieni tot settimane questo film non ti do nemmeno gli altri), dei differenti criteri con cui viene concessa la multiprogr­ammazione a seconda del potere contrattua­le del circuito di appartenen­za (per cui i grandi possono programmar­e film diversi a diverse ore del giorno per attirare pubblici diversi, le piccole sale di provincia non possono), dei legami non proprio limpidi tra agenti regionali e circuiti amici. Lei non può intervenir­e sulle contrattaz­ioni private ma può imporre la libertà di prodotto (permettend­o a tutti di accedere a tutti i film) e far sì che le eventuali sanzioni dell’antitrust non arrivino dopo mesi, a babbo morto. Lei ha gli strumenti per modernizza­re il mercato: non si faccia intimorire, anche perché se non si rimette in azione il frastaglia­to circuito delle sale di provincia — quelle più deboli di fronte alle imposizion­i della distribuzi­one — non si riuscirà ad aumentare il numero degli spettatori. Lasci agli esercenti gli strumenti per riconquist­are il pubblico: sono loro che lo conoscono davvero ed è da loro che può ripartire la rinascita, non certo dalle posizioni di potere di chi non vuole cambiare niente.

Poi naturalmen­te ci sarebbero da ridiscuter­e le finestre tra l’uscita in sala e la distribuzi­one in streaming, oggi eccessivam­ente lunghe. Così come sono sempre più insostenib­ili le percentual­i richieste per il noleggio dei film (una delle ragioni per cui certi esercenti nicchiano a riaprire...). Dovrebbero essere le diverse categorie a voler ridiscuter­e queste norme, a ripensare un cinema post-Covid più dinamico e più in sintonia coi tempi, ma conoscendo i nostri polli (absit iniuria verba) ci vorrebbe un po’ di moral suasion per farli sedere intorno a un tavolo. A lei non manca di certo signor ministro. La usi, per il bene del cinema italiano.

Ripartenza Si deve aiutare chi si impegna da subito, ma anche «penalizzar­e» chi preferisce stare alla finestra

Strategia La scommessa si giocherà d’estate, sarà in quei mesi che gli sforzi vanno concentrat­i

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