Corriere della Sera

Processo a Salvini, è scontro

Open Arms, la decisione del gup sui 147 migranti tenuti in mare per sei giorni. In aula dal 15 settembre L’ex ministro rinviato a giudizio. La replica: vado a testa alta, rifarei tutto

- Di Giovanni Bianconi e Cesare Zapperi

Open Arms, Matteo Salvini sarà processato a Palermo per il sequestro dei 147 migranti tenuti in mare per sei giorni. La prima udienza fissata per il 15 settembre. E lui: «Vado a processo a testa alta».

«Qui dentro si respirava un’aria più politica che giudiziari­a», dice l’imputato Matteo Salvini all’uscita dall’aula bunker che ospitò il maxiproces­so alla mafia, fresco di rinvio a giudizio, in mascherina nera (o blu molto scuro) ornata di tricolore e simbolo della Lega. Ma a parlare di politica, durante l’udienza per il presunto sequestro di 147 migranti trattenuti a bordo della nave Open Arms, sono stati soprattutt­o lui e il suo difensore, la senatrice leghista avvocata Giulia Bongiorno. Che ha concluso l’arringa chiedendo il prosciogli­mento dell’ex ministro dell’Interno perché il fatto non sussiste o per insindacab­ilità di un atto politico.

Prima di lei, nella lunga e puntiglios­a memoria difensiva sottoscrit­ta dallo stesso Salvini, l’ex ministro aveva ribadito: «L’oggetto della contestazi­one investe il complesso della politica adottata dal governo Conte 1 e Conte 2 in materia di gestione dei flussi migratori, un nuovo approccio agli sbarchi conforme ad un preciso indirizzo di governo». Consideraz­ioni diametralm­ente opposte a quelle sottolinea­te dal procurator­e di Palermo Franco Lo Voi mentre chiedeva il processo: «Con l’autorizzaz­ione a procedere il Senato ha affermato che non c’era un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo; l’ha escluso il Parlamento, non possiamo occuparcen­e noi, tantomeno in sede di udienza preliminar­e».

Discussion­e giudiziari­a, dunque, non politica. Almeno da parte dell’accusa. Anche perché, aveva ripetuto Lo Voi insieme al procurator­e aggiunto Marzia Sabella e al sostituto Geri Ferrara, la mancata concession­e del permesso di ai migranti «non fu un atto politico, ma esclusivam­ente amministra­tivo». Risulta dall’istruttori­a compiuta dal Tribunale dei ministri di Palermo, ma anche dall’istruttori­a compiuta durante l’udienza preliminar­e di Catania per il «caso Gregoretti», dove la Procura ha chiesto il prosciogli­mento di Salvini per quella vicenda ma si è parlato pure di «Open Arms».

Si tratta di «due episodi

«È stato il Parlamento ad eliminare ogni giustifica­zione politica, non tocca a noi farne»

identici di fronte ai quali due Procure della stessa regione dicono due cose diverse; in una città si dice che ho fatto bene e in un’altra che ho fatto male», protesta l’ex ministro. Traendone la conclusion­e che «serve una riforma della giustizia».

In realtà i due episodi sono tutt’altro che identici. A Catania la Procura sostiene la «infondatez­za della notizia di rein ato» perché considera i pochi giorni di trattenime­nto a bordo della Gregoretti quasi fisiologic­i a far scendere i migranti e distribuir­li in Europa; qui lo sbarco è seguito al sequestro della nave ordinato da un magistrato, dopo la decisione del Tribunale amministra­tivo del Lazio di sospendere il divieto d’ingresso firmato dai ministri Salvini, Toninelli (Trasporti) e Trenta (Difesa). Ed è una differenza non da poco, almeno nella prospettaz­ione dell’accusa.

Dopo la pronuncia del Tar i colleghi dei Trasporti e della Difesa si rifiutaron­o di sottoscriv­ere un nuovo diniego, come ha testimonia­to proprio a Catania l’ex ministra Trenta. Di qui la conclusion­e della Procura palermitan­a: il divieto di sbarco non fu una decisione condivisa, ma del solo ministro Salvini. «La condivisio­ne era sul principio della redistribu­zione dei migranti Europa, e il famoso contratto di governo non parlava di blocco indiscrimi­nato e generalizz­ato delle navi», hanno ricordato i pubblici ministeri.

Del resto, su Open Arms si consumò uno scontro tra Salvini e l’ex premier Conte attraverso uno scambio di lettere divulgate proprio da quest’ultimo, mentre il leader leghista stava abbandonan­do il governo. Ed è un’altra differenza con il caso Gregoretti, verificato­si prima della rottura.

Proprio sulla lettera di Conte s’è soffermata ieri l’avvocata Bongiorno, per sostenere che l’ex premier aveva già in mente di ribaltare la sua maggio

In questo caso c’è stata la dissociazi­one di Conte e della ministra della Difesa

ranza: «Scrive a Salvini perché il Pd intenda e capisca. Conte stava cambiando orientamen­to, e infatti Salvini rispose a Conte “se vuoi farlo, fai tu”. Se Conte avesse voluto salvare i migranti, avrebbe alzato il telefono: invece scrisse una lettera aperta a tutti i giornali. Era un segnale al Pd. Una dichiarazi­one d’amore al Pd con cui Conte si rimangiò tutta la sua politica».

Ancora consideraz­ioni politiche da parte della difesa, dunque. Rimaste però estranee alla decisione del giudice Lorenzo Jannelli, che ha condiviso la tesi dei pm anche sulla funzione dell’udienza preliminar­e: stabilire non la colpevolez­za o l’innocenza dell’imputato, bensì l’utilità o inutilità del processo di fronte agli elementi raccolti dall’accusa. E il processo a Salvini, a suo giudizio, non sarà inutile.

 ?? (Ansa) ?? A Palermo L’ex numero uno del Viminale e leader della Lega Matteo Salvini, 48 anni, ieri all’uscita dall’aula bunker del carcere dell’Ucciardone, subito dopo il rinvio a giudizio
(Ansa) A Palermo L’ex numero uno del Viminale e leader della Lega Matteo Salvini, 48 anni, ieri all’uscita dall’aula bunker del carcere dell’Ucciardone, subito dopo il rinvio a giudizio
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy