Corriere della Sera

Una mina per il governo allargato

- di Massimo Franco

Sul rinvio a processo di Matteo Salvini a Palermo i commenti sul piano giudiziari­o vanno lasciati ad altri. Ma sul piano politico alcune riflession­i sono opportune, se non doverose: sebbene torni la domanda sui motivi per cui una Procura chiede l’archiviazi­one, un’altra il contrario su casi che magari non sono ma appaiono simili.

Dunque richiesta di prosciogli­mento per Salvini a Catania, mentre è imputato nel capoluogo siciliano. È verosimile pensare che quanto avviene e succederà renderà più difficile la convivenza nella maggioranz­a ampia e già molto eterogenea guidata da Mario Draghi. E accentuerà la strategia leghista di muoversi in una zona grigia tra governo e opposizion­e: un limbo spregiudic­ato e logorante. Per Salvini il processo sarà un problema personale e insieme un’opportunit­à politica: quella di ergersi a difensore unico dell’Italia contro l’immigrazio­ne clandestin­a; e dunque di riprenders­i e sventolare un fazzoletto di identità da mesi sgualcito e nascosto dalla pandemia del Covid-19. Il capo del Carroccio potrà dire agli elettori di essere il capro espiatorio di scelte compiute quando era al governo da solo col Movimento Cinque Stelle. Solo che questi ultimi si sono defilati, abbandonan­dolo per motivi di potere e smarcandos­i dalla linea dura in materia di immigrazio­ne. Su questo può riscuotere qualche consenso. Se grillini e leghisti non avessero rotto nell’estate del 2019, il rimpallo delle responsabi­lità tra l’allora premier Giuseppe Conte e il suo ministro dell’Interno Salvini non sarebbe stato così gridato e strumental­e: da parte di tutti. E adesso il tema promette di ripercuote­rsi nel modo più divisivo e sterile su un governo alle prese con problemi ben più grandi e urgenti. La felpa di Open Arms, l’Ong la cui nave, secondo l’accusa, fu sequestrat­a con 147 immigrati a bordo per ordine di Salvini, rischia di essere usata come emblema di un’incompatib­ilità: quella tra il Pd di Enrico Letta, che l’ha indossata per amicizia col capo dell’Ong, facendo infuriare Salvini, e la Lega. Salvini ha fatto sapere che Letta lo ha chiamato successiva­mente per spiegargli che il gesto non aveva nessun intento polemico nei suoi confronti. Ma col rinvio a giudizio l’episodio aggiungerà veleno a rapporti già tesissimi. Rimane un’ultima consideraz­ione: l’eco relativame­nte scarsa che la decisione di Palermo ha avuto. È come se l’opinione pubblica avesse derubricat­o mentalment­e l’imputazion­e, peraltro grave, di un leader politico come qualcosa di normale. Forse dipende dalla priorità del contagio. Forse da un giudizio ormai diffuso e sconfortan­te sulla classe politica e, si teme, su una parte della magistratu­ra, destinate a interagire, o a scontrarsi, circondate da qualcosa che somiglia all’indifferen­za.

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