«Gli sforzi fatti non vanno vanificati I politici badano a singoli settori»
Ciciliano (Cts): far ripartire tutto subito sarebbe una sciagura
L’Italia riparte. Dottor Ciciliano siete stati voi del Cts a dare il via libera?
«Il Cts fa valutazioni tecniche, non ha mai bloccato o dato via libera».
Lei, dirigente medico della Polizia, era segretario del primo Comitato ed è nel nuovo organismo. La convince l’apertura graduale?
«Il Paese è sfinito da un anno difficilissimo dove una importante fetta della popolazione non riesce quasi più a sopravvivere. L’azzeramento di alcuni interi settori di attività economiche ha impedito in molti casi addirittura il minimo sostentamento. Condivido pienamente la posizione del presidente Draghi con una visione di riapertura progressiva come risultato di un “rischio calcolato” per il Paese».
Non vede rischi?
«Bisogna lavorare perché le riaperture siano incanalate in binari di sicurezza per evitare una nuova crescita dei contagi. Ciò che mi lascia perplesso è che talvolta le diverse anime politiche che promuovono le riaperture lo fanno in maniera incompleta, badando magari ad un singolo settore senza avere una visione complessiva. Ma forse alla politica ciò non è richiesto. Aprire tutto e subito sarebbe una vera sciagura, in questo momento. Significherebbe vanificare gli sforzi dolorosi che il Paese ha compiuto fino ad ora».
Gli scienziati hanno sempre detto che la circolazione delle persone fa aumentare il numero dei contagi.
«Questo è dimostrato dai dati ma confido, come l’anno scorso, nella considerevole riduzione dell’incidenza nelle prossime settimane. A luglio avevamo raggiunto a livello nazionale la soglia di poco più di 2 casi a settimana per 100 mila abitanti. Oggi siamo a 182 casi su 100 mila».
Perché non autorizzare i ristoranti che non hanno spazi esterni almeno a pranzo?
«Lo scorso anno fu il Cts a proporre l’occupazione gratuita di suolo pubblico proprio per evitare aggregazioni all’interno. Un maggiore distanziamento sarebbe anche tecnicamente fattibile, ma si scontrerebbe con l’antieconomicità dell’impresa».
La sera non si rischia di favorire gli assembramenti, soprattutto tra i ragazzi?
«Il pericolo è concreto ma confidiamo nel reale senso di responsabilità anche dei ragazzi. Se si apre bisogna avere comportamenti virtuosi rigorosi, agevolati dall’accelerazione della campagna vaccinale. L’alternativa è tornare indietro e nessuno lo vuole».
Perché autorizzare il calcetto e chiudere le palestre?
«Nelle prossime ore analizzeremo i protocolli. Potremo auspicare un ritorno alla graduale normalità con alcune riflessioni. Gli spogliatoi e le docce non potranno essere impiegati per un rischio di contagio davvero considerevole. Varrà per il calcetto e per le palestre».
Com’è il pass sanitario?
«Lo immagino come un’applicazione digitale che consenta ai gestori di verificare immediatamente attraverso un database nazionale se il soggetto è vaccinato, guarito dal Covid-19 o negativizzato dopo una positività. Oppure se è negativo al tampone».
E garantirà sicurezza?
«La sicurezza non è un concetto assoluto; non si può ragionare in termini di “tutto o nulla”, così come per il rischio d’altronde. In ogni caso bisognerà accelerare con la vaccinazione, soprattutto durante i mesi estivi per arrivare pronti a settembre per le riaperture autunnali».
Esiste una soglia di contagi che potrebbe farci tornare indietro?
«Potrebbe esistere, speriamo di non doverla mai identificare».