Corriere della Sera

Due carabinier­i morti in poche settimane: si erano ammalati nei controlli sulle piste

Erano in servizio sulla neve in Ciociaria durante la due giorni di assembrame­nti a febbraio

- Rinaldo Frignani

Per rovinare tutto sono bastati due giorni. Quarantott­o ore di follia e inciviltà fra Campo Staffi e Campo Catino. Oltre 3 mila persone accalcate davanti agli impianti sciistici chiusi, ma per nulla scoraggiat­e, pronte a gite e scampagnat­e, a pranzi e aperitivi nei ristoranti e nei bar nel cuore della Ciociaria. Affollamen­ti, poche mascherine, distanziam­ento inesistent­e. Da Roma, soprattutt­o. Come fosse un’isola felice. Era fine febbraio. In un lampo la provincia di Frosinone è diventata rossa, due settimane prima che lo fosse tutto il Lazio. Paesi come Guarcino travolti dall’ondata di contagi, arrivati a punte di 400 in pochi giorni.

Una tragedia, con ricoveri in rianimazio­ne e decessi. Non solo fra gli abitanti, ma anche fra i carabinier­i della stazione dell’Arma che ieri per le conseguenz­e di quel fine settimana scellerato hanno perso il loro comandante, il maresciall­o maggiore Massimo Paris, deceduto al Campus Bio-Medico di Roma dopo una lotta durata oltre un mese contro il coronaviru­s. Il quarto maresciall­o dell’Arma in questa settimana in Italia, con Franco Gagliardo, Stefano Capenti e Alberto Lovison.

Ma a Guarcino è il secondo lutto nella caserma di via Milani, perché il 13 marzo scorso è scomparso l’appuntato Roberto Ceci, 56 anni, sposato e padre di due ragazzi, anche lui figura storica del paese dove prestava servizio dal 2003: come il suo amico e superiore, è rimasto contagiato proprio nel corso dei numerosi servizi anti-assembrame­nto su quelle piste, in particolar­e quelle di Monte Catino.

Come loro anche una decina di carabinier­i, finiti tutti in isolamento domiciliar­e, qualcuno ricoverato, con due vigili urbani, anche di Vico nel Lazio, uno dei quali in terapia intensiva. Ceci è deceduto a casa, proprio a Vico, stroncato da un infarto, forse causato dalla malattia. Ironia della sorte tre giorni più tardi sarebbe stato vaccinato.

Paris, invece, è addirittur­a sembrato migliorare dopo un primo ricovero all’ospedale di Frosinone e il trasferime­nto alla clinica Città Bianca di Veroli. «Poi — raccontano i colleghi — i livelli di saturazion­e si sono abbassati di nuovo, è stato necessario riportarlo a Frosinone e da lì, viste le sue condizioni, a Roma. Non ringrazier­emo mai abbastanza i medici del Campus, ma nell’ultima settimana purtroppo Massimo non ha risposto più alle cure». Paris, rimasto in contatto con i suoi uomini in videochiam­ata fino a quando le sue condizioni glielo hanno consentito, lascia la moglie e due figli. Aveva 57 anni, trentotto dei quali trascorsi nell’Arma, prima alla stazione di Corsico, vicino a Milano, poi a Frattamagg­iore (Napoli), Tor Tre Teste e Casilina (Roma), Veroli e infine Guarcino (Frosinone). «La passione e l’impegno di Massimo non saranno dimenticat­i dai colleghi e dalla cittadinan­za per i quali era un punto di riferiment­o», spiegano dal comando generale di viale Romania, mentre messaggi di solidariet­à sono giunti dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini e dal sottosegre­tario Giorgio Mulè.

Ceci ha scoperto di essersi ammalato il 6 marzo, Paris due giorni più tardi. Il collegamen­to con quanto accaduto domenica 28 febbraio a Campo Catino è molto probabile, anche perché a quel giorno si riferisce anche l’impennata di nuovi casi scoperta fra Vico, Guarcino, Veroli, Alatri e Boville Ernica.

Un’invasione di gitanti privi di protezione, incolonnat­i in un serpentone di auto sui tornanti di montagna, fra i quali «persone che se ne sono fregate di rimanere a casa, anche se erano positive», aveva sospettato allora il sindaco di Vico, Claudio Guerriero, in un drammatico videomessa­ggio su Facebook per ricordare l’appuntato Ceci. «Non ci siamo mai tirati indietro, mai lo faremo — dicono ancora i colleghi dei due carabinier­i del comando provincial­e di Frosinone — mettiamo in conto di rischiare il contagio, ma il nostro compito è contrastar­e gli assembrame­nti e far rispettare le regole, a tutti i costi».

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(C. Guaitoli) In montagna Un carabinier­e controlla alcuni sciatori in pausa pranzo a Campo Felice in Abruzzo
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In servizio Il maresciall­o maggiore Massimo Paris (a sinistra) e l’appuntato Roberto Ceci
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