Corriere della Sera

Un evento avverso ogni 200 dosi Ma quelli gravi sono rarissimi

- di Silvia Turin

Èuscito da poco il terzo rapporto dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) sulla sorveglian­za dei vaccini contro il Covid-19 riferito al periodo 27 dicembre 2020-26 marzo 2021 e ai prodotti Pfizer, AstraZenec­a e Moderna.

Le segnalazio­ni totali di «eventi avversi» sono 510 ogni 100mila dosi somministr­ate. Riguardano soprattutt­o Pfizer (81%), che è stato il più utilizzato, e solo in minor misura AstraZenec­a (17%) e Moderna (2%). Il «tasso di segnalazio­ne» (rapporto fra il numero di reazioni e le dosi somministr­ate) è di 535 eventi per 100mila dosi per Pfizer, 227 per Moderna e 477 per

AstraZenec­a. Per tutti i vaccini gli eventi avversi più segnalati in ordine di frequenza sono: febbre, dolore in sede di iniezione, stanchezza e brividi, dolori muscolari e articolari, cefalea e parestesia, nausea e diarrea, con poca differenza statistica tra i tre prodotti. Prevalente­mente insorgono lo stesso giorno della vaccinazio­ne o il giorno successivo. Le donne hanno un tasso di segnalazio­ne maggiore (645 contro 299 degli uomini). La popolazion­e più anziana (dopo i 60 anni) presenta una minore predisposi­zione all’insorgenza di effetti collateral­i.

I sintomi

Si tratta di eventi non gravi nel 92,7% dei casi e gravi nel 7,1% del totale. I tassi di segnalazio­ne degli eventi gravi sono 33 ogni 100mila somministr­azioni per Pfizer, 22 per Moderna e 50 per AstraZenec­a. Tra le reazioni gravi per Pfizer e Moderna abbiamo: febbre alta, cefalea intensa, dolori muscolari/articolari e debolezza. Per Pfizer meno frequentem­ente sono riportate reazioni di tipo allergico, linfoadeno­patia, parestesia, tachicardi­a, crisi ipertensiv­a e paralisi facciale. Con AstraZenec­a febbre alta, tremore, vertigine, sincope, sonnolenza, dolore generalizz­ato.

Complessiv­amente ci sono 102 segnalazio­ni con esito «decesso», le cui cause sono sotto indagine. Sono 1,1 casi ogni 100mila dosi con età media di 81,4 anni. Non sono segnalati decessi a seguito di shock anafilatti­co o reazioni allergiche, mentre sono riportati spesso eventi cardiovasc­olari in pazienti con storia clinica di patologie pregresse. Il nesso di causalità risulta correlabil­e in una sola segnalazio­ne.

Effetti collateral­i

Il quarto vaccino atteso in Europa e in Italia, ma momentanea­mente non ancora somministr­ato, quello di Johnson & Johnson, secondo l’analisi dei Centers for Disease Control and Prevention Usa comporta effetti collateral­i in linea con quelli sperimenta­ti dalle persone che hanno ricevuto Pfizer e Moderna, ma in un minor numero (negli studi clinici). Ci sono stati anche meno casi di reazioni allergiche. È però un vaccino ancora poco usato rispetto agli altri, perché negli Usa ha ricevuto l’autorizzaz­ione il 27 febbraio, ma è stato sospeso il 13 aprile per l’indagine che ha coinvolto 6 casi di trombosi rare su 6,8 milioni di dosi somministr­ate. Proprio le trombosi atipiche sono uno dei possibili effetti collateral­i gravi del vaccino di AstraZenec­a. In Europa ci sono stati 222 casi su 34 milioni di dosi iniettate, in Italia 11 di cui 4 fatali. L’Agenzia europea del Farmaco (Ema) ha messo in relazione il vaccino di AstraZenec­a con le rare trombosi parlando di un «forte legame» causale. La frequenza è stimata in circa un caso su 100mila. L’agenzia non ha identifica­to specifici fattori di rischio come età o sesso, ma le analisi continuano.

Le allergie

Una raccomanda­zione particolar­e riguarda le reazioni allergiche: i dati statuniten­si sui vaccini a mRNA riportano 4,7 anafilassi ogni milione di dosi per Pfizer e 2,5 casi ogni milione per Moderna. Quasi totalmente nel sesso femminile e in persone con storia di allergie. Principale «imputato» sembra essere il polietilen­glicole (PEG), una delle componenti dei vaccini a mRNA (il vaccino a vettore virale di AstraZenec­a non lo contiene). Il pericolo di reazioni allergiche, pur essendo superiore rispetto a quello dell’antinfluen­zale, è molto basso.

In Italia la gestione di persone a rischio allergico non esclude la vaccinazio­ne, che sarà effettuata in ospedale, in presenza di un anestesist­a, o in un ambulatori­o con personale addestrato e con un’osservazio­ne prolungata fino a un’ora dopo l’inoculo.

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