Mia, 8 anni, rapita dalla madre e dagli adepti della setta QAnon
La bimba sparita, i deliri complottisti francesi
«Sono fiero di quello che ho fatto», «abbiamo ridato la bambina a sua madre senza violenza, come Arsenio Lupin», ha detto agli agenti che lo arrestavano uno dei rapitori, appartenente a un gruppo survivalista di estrema destra che secondo i servizi francesi progettava anche attentati contro i centri di vaccinazione anti Covid e sequestri di altri bambini «per salvarli dalle reti di pedofili».
Lola Montemaggi, 28 anni, cameriera, divorziata, ha fatto rapire la figlia da quattro estremisti adepti delle teorie di complotto. La polizia ha arrestato i rapitori dopo che questi avevano già consegnato Mia, 8 anni, alla madre. Lola e la figlia sono finora introvabili e potrebbero essere scappate in auto all’estero. La fine di un matrimonio e una separazione difficile si saldano con la rivolta dei gilet gialli e la diffusione, anche in Francia, delle idee del movimento QAnon nato negli Stati Uniti.
Lola si è separata anni fa dal marito e secondo varie testimonianze ha vissuto momenti molto duri. Al momento della rivolta dei gilet gialli si è dedicata completamente alla causa, facendo dell’opposizione alla società una ragione di vita: anche per questo non voleva più che Mia andasse a scuola, «perché lo Stato non deve immischiarsi nell’educazione di mia figlia». Ci sono stati poi episodi di violenza da parte della donna sull’ex marito davanti alla bambina, e per questo l’11 gennaio scorso le autorità le hanno tolto la custodia della bambina, che è stata affidata alla nonna materna Corinne. In base alla decisione del giudice la donna poteva vedere Mia solo due volte al mese, e mai da sola.
Dopo la perdita della custodia della bambina, Lola Montemaggi ha approfondito la sua ostilità verso il sistema, ha venduto tutti i mobili di casa per comprare un camper con il quale voleva «partire e viverezza re passando sotto i radar della società», e ha cominciato a frequentare i gruppi complottisti online aderendo alle tesi no vax, all’idea che la rete 5G serva al controllo delle menti, e che il mondo sia governato da una setta satanista e pedofila come sostiene il movimento QAnon, fino a progettare quindi il rapimento della figlia.
Martedì mattina tre uomini si sono presentati davanti alla villetta del villaggio Les Poulières, nei Vosgi, a un centinaio di chilometri dalla frontiera tedesca. Uno è rimasto ad aspettare nel furgone, gli altri due hanno suonato alla porta e si sono presentati come educatori del servizio di protezione giudiziaria dei minori. Hanno mostrato alla nonna di Mia documenti falsi del ministero della Giustizia, e l’hanno convinta a farsi consegnare la bambina per un appuntamento con gli assistenti sociali. Intorno alle 11 e 30 la bambina è uscita di casa, poco dopo la nonna ci ha ripensato e ha chiamato i servizi sociali per verificare, ma quel giorno non era previsto alcun appuntamento con Mia. È scattato l’allarme, ma ormai la bambina era lontana.
Mercoledì sera i tre uomini e un complice sono stati arrestati nella regione parigina, anche grazie al fatto che erano già noti ai servizi di sicue tenuti sotto controllo: da alcuni giorni venivano sospettati di progettare un attentato contro un centro di vaccinazione, un ufficio delle tasse o contro le forze dell’ordine, e anche di essere pronti a rapire bambini «per sottrarli allo Stato e alle reti dei pedofili». Nell’appartamento di uno di loro sono state trovate armi e sostanze esplosive.
L’organizzatore dell’azione sembra essere Sylvain P., parigino 58enne, che sui social media denuncia il «complotto sanitario del Covid», «il furto di Biden ai danni di Trump», e un «imminente falso colpo di Stato dopo il quale il potere schiaccerà ogni opposizione in Francia».
Il procuratore di Epinal, Nicolas Heitz, ha riferito che i quattro uomini in custodia cautelare non collaborano con le autorità e si rifiutano di dare informazioni sulla fuga di Lola. I nonni paterni di Mia, che hanno allevato la bambina nei primi cinque anni di vita, si dicono devastati e sperano che torni presto a casa, mentre il nonno materno, padre di Lola, si è rivolto alla figlia attraverso la radio locale Vosges Fm: «Vorrei dire a mia figlia che ha fatto bene. Ha compiuto un gesto pieno di speranza, ha solo voluto proteggere la sua bambina». I genitori di Lola sono a loro volta divorziati: la madre vive con un compagno e mesi fa ha deciso di collaborare con i servizi sociali accettando di prendere in custodia Mia, mentre il padre è rimasto vicino alla figlia.
I rapitori, già oggetto mesi fa di un’inchiesta preliminare della Procura nazionale antiterrorismo, compariranno stasera davanti al giudice.