La vittima di Ciro Grillo «Afferrata per i capelli e violentata a turno»
Assieme agli amici «costretta a sei rapporti»
Inchiesta conclusa per il figlio di Beppe Grillo e i tre amici genovesi. Fra qualche giorno la Procura depositerà al gip il dossier con le contestazioni («violenza sessuale di gruppo») e la richiesta: rinvio a giudizio o, assai improbabilmente, archiviazione. Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria sono accusati di aver brutalizzato una studentessa italo-svedese, dopo una «notte brava» fra il Billionaire e la residenza del garante 5Stelle in Costa Smeralda. «L’hanno afferrata per i capelli — si legge negli atti — costretta a bere mezzo litro di vodka e poi violentata a turno, cinque o sei volte». Il giovane Grillo e i tre amici, oggi tutti ventenni, negano: «Non c’è stata alcuna violenza, lei era consenziente». Giovedì si sono presentati a Tempio Pausania e lo hanno ripetuto al procuratore.
Quella notte di metà luglio 2019 è stata ricostruita con testimonianze, registrazioni, video, intercettazioni, perizie. Sotto controllo anche il telefono di Parvin Tadjik, moglie di Beppe Grillo; era in un appartamento accanto, al magistrato ha detto: «Dormivo, non ho sentito nulla».
Ciò che è accaduto lo ha raccontato soprattutto la ragazza, S.J., 19 anni. Era in vacanza a Palau con l’amica R.M.: balli e drink al Billionaire e nel residence di Piccolo Pevero, vicino a Porto Cervo, dove Beppe Grillo ha due appartamenti contigui, ancora alcol fino all’alba. Forzata a bere, con la testa reclinata all’indietro, afferrata per i capelli. Stralci dagli atti: ubriaca, S.J. è stata «violentata in camera da letto e nel box doccia del bagno da uno dei ragazzi»; gli altri guardavano, senza partecipare. Dal bagno al soggiorno e nuovamente in camera da letto, «costretta cinque o sei volte ad avere rapporti sessuali». Notazione degli inquirenti: «Quando è stata condotta nella camera matrimoniale la lucidità della ragazza risultava enormemente compromessa».
S.J. era stordita, quasi incosciente, non ha potuto difendersi: «Hanno approfittato delle condizioni di inferiorità psicologica e fisica». Nei telefoni cellulari ci sarebbe una prova più pesante: video, risate, immagini. La studentessa ha riferito di essersi riavuta dopo molte ore e di essere andata via dal Piccolo Pevero soltanto nel primo pomeriggio. Ad agosto, al rientro a Milano, si è confidata con la mamma ed è andata dai carabinieri consegnando il referto di una visita medica.
I difensori di Ciro Grillo, Lauria, Capitta e Corsiglia evidenziano proprio il ritardo della denuncia e il tono «amichevole» dei messaggi scambiati dopo la «notte brava». E sollevano altre perplessità: dopo il primo rapporto S.J. sarebbe uscita di casa con uno dei quattro per acquistare sigarette; non era dunque «semincosciente» ma in grado di muoversi, capire e decidere. I rapporti sessuali con gli altri tre sarebbero avvenuti, appunto, dopo il rientro.
Dal fascicolo emerge un fatto nuovo. Sembrava che la seconda ragazza, ubriaca e addormentata su un divano del soggiorno, fosse stata «risparmiata». Ora anche R.M. risulterebbe vittima di «violenze e abusi».
La difesa
Per i legali la ragazza era consenziente e non sarebbe stata stordita dall’abuso di alcol