«Philippe ammiratore di tutte le donne Ma si fidava solo di me»
La vedova di Daverio: tra tutte venerava Nilde Iotti
Philippe Daverio nutriva una tale devozione per le donne che si fidava solo della moglie Elena nella rilettura dei suoi scritti. «Il problema era che scriveva all’una di notte e così mi svegliava per farmi rileggere i capitoli», scherza oggi Elena Gregori Daverio, quarantasei anni di matrimonio felice con il geniale storico dell’arte, mancato il 2 settembre scorso.
Ma l’esercito dei lettori non lo ha dimenticato: la sua lapide, al Famedio del Cimitero Monumentale di Milano, è sempre affollata di bigliettini con domande, ricordi, commenti. Ecco perché tra mostre, aste e libri, sembra che quel papillon sia ancora tra noi. L’11 maggio esce per Rizzoli il suo Elogio delle donne, una divertente e colta galleria di personaggi femminili, mentre tra qualche giorno, dal 20 al 23 aprile, la casa d’aste Il Ponte manda all’incanto alcuni suoi oggetti.
Con tenerezza e commozione, Elena Daverio ricorda che i due eventi sono legati. «Tra le opere che mettiamo all’asta — perché mi trasferisco e non posso tenere tutto —, c’è Madre Russia, una grande orsa di stoffa di Patrizia Medail, una delle tante artiste che lui ha sostenuto». Scavando un po’ più nel profondo, da vero «antropologo culturale», come amava definirsi, Daverio non rimarcava tanto i confini di genere, diciamo che non gli interessavano più di tanto: per lui le pitture di Fede Galizia (vissuta a cavallo tra Cinque e Seicento) avevano lo stesso peso di quelle di altre star maschili del Barocco. Allo stesso modo riteneva che ogni oggetto avesse una propria storia e dunque una propria dignità. Così collezionava di tutto, dai pezzi di Ettore Sottsass (un suo porta-frutta andrà all’asta) ai souvenir che trovava sulle bancarelle di Venezia. Elena Daverio, che con il marito ha sempre condiviso uno spirito affilato, scuote la testa: «Mi regalava cose bellissime ma anche abiti inguardabili, sgargianti. E se non li indossavo, se la prendeva eccome, sai che litigi!».
Così come si arrabbiava quando non si apprezzava la sua cucina: tutta burro, alla maniera alsaziana. Spunta qui un’altra donna importante nella vita di Philippe, sua madre Aurelia Hauss, morta a 85 anni (con i capelli ancora neri) dopo aver cambiato nazionalità più volte, travolta dalla storia del Novecento: francese prima della guerra, poi tedesca, poi ancora francese. Il cosmopolitismo di Philippe deve molto a questa donna che, trasferitasi in Italia, parlò alsaziano fino alla fine, ma non per snobismo: così, per vezzo.
La galleria femminile del libro prosegue con le «damazze milanesi», come le chiamava lui, oggetto di coltissime conferenze. Signore potentissime e autoritarie, che si riconoscono non tanto per l’abbigliamento quanto per il piglio, celebrato anche da Carlo Porta. E non era una «damazza», ma lui la venerava, Nilde Iotti. «Con lei ci vedevamo a Capalbio — racconta la moglie — e Philippe la ammirava perché lo scandalo della relazione con Togliatti avrebbe potuto travolgerla, ma invece lei arrivò a ricoprire una delle più alte cariche dello Stato».
Pervaso da una curiosità quasi infantile, Daverio era come una grande spugna generosa che assorbiva e ammirava tutto, dalla statuina del David di Michelangelo ai dipinti del Rinascimento, dagli studi serissimi su Artemisia Gentileschi fino alle ricamatrici del centro Italia, che si fermava ad osservare per ore. Ecco perché non stupisce che gli oggetti all’asta (da un caminetto in marmo nero del Belgio ad un flipper anni Cinquanta) sono bizzarri, tanto che qualcuno li ha criticati. «La vendita servirà per mantenere la biblioteca e l’archivio. All’asta vanno solo poche cose. Ci manca, specie a nostro figlio», chiosa Elena.
Dunque, di Rosa Luxemburg ammirava il coraggio, mentre ad Elizabeth Queen Mom si sentiva vicino «circa la passione per i cavalli, per i cani, per la campagna e anche per il gin». Su tutte, però, c’è stata sempre lei, Elena Daverio nata Gregori, una che all’una di notte si svegliava per rileggere gli scritti del marito. Ma almeno poi accettava le correzioni? «Figuriamoci, mai! Però sui nostri cinque cani sono stata inamovibile. Lui faceva il burbero, diceva che erano miei ma in realtà a viziarli era soprattutto lui».