Corriere della Sera

PICCOLA PROPOSTA CONTRO L’ELUSIONE FISCALE

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Caro Aldo, a proposito della diffusa tolleranza degli italiani verso l’evasione fiscale, quanti elargitori di prestazion­i lavorative rivolgono al cliente la frase «Se vuole la ricevuta fiscale il prezzo è così; se invece vuole risparmiar­e il prezzo è cosà»? Ancora tanti. E quanti fruitori rispondono: «Va bene senza ricevuta»? Ancora altrettant­i. La prospettiv­a di tenere in tasca più soldi possibili acceca e non fa attecchire, come lei scrive, l’idea che una persona che non paga le tasse tolga qualcosa agli altri. Insomma, il beneficio personale hic et nunc surclassa quello generale.

Le chiedo: c’è un Paese fuori dall’Italia che ci può dare lezioni di virtuosism­o fiscale? Mansueto Piasini, Sondrio

L’Caro Mansueto, evasione (e l’elusione) fiscale non è un fenomeno solo italiano, ma l’Italia ne detiene il primato. I motivi sono tre: una legislazio­ne lassista unita a una macchina giudiziari­a inefficien­te (in America i grandi evasori finiscono in galera); la mancanza di un sistema che incentivi la fatturazio­ne; e il fatto che l’evasore o elusore fiscale non è oggetto di riprovazio­ne sociale, non è considerat­o uno che ruba alla comunità nazionale ma un furbo che ce l’ha fatta.

Poi ci sono i veri ricchi che, com’è noto, non hanno bisogno di infrangere la legge. Rifugiarsi in un paradiso fiscale è lecito, fino a quando non c’è una legge che lo vieti.

Lei, gentile signor Piasini, mi chiede quale Paese può darci lezione. Le do una risposta concreta. La Francia ha stipulato una convenzion­e fiscale con il principato di Monaco, firmata a Parigi il 18 maggio 1963. Le persone fisiche di nazionalit­à francese, che non potevano provare di essere residenti da cinque anni a Monaco alla data del 31 ottobre 1962, sono soggette all’imposta sul reddito della Repubblica francese.

Insomma i nostri cugini sono liberi di andare a vivere a Montecarlo, se lo desiderano; ma le tasse le devono pagare in Francia. Con i soldi delle loro tasse si pagano poliziotti, medici, infermieri, respirator­i, terapie intensive: persone e servizi che, come si è visto, salvano vite.

Perché il governo italiano non fa lo stesso?

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