Corriere della Sera

Sorridere, non deridere

- di Beppe Severgnini

In un pomeriggio di speleologi­a digitale, mi sono riguardato Enrico Bertolino nella parte del muratore bergamasco, il mitico Paramatti: cappello di carta e dialetto gutturale, lascia la figlia davanti all’asilo alle quattro del mattino (alle sei dev’essere in cantiere a Milano) e trascorre le giornate litigando col bio-architetto. Poi sono passato a Giovanni Storti (di Aldo, Giovanni e Giacomo) che interpreta il pastore Nico nel suo nuraghe, impegnato a impartire lezioni di lingua sarda. Ho riso da solo per mezz’ora: ne avevo bisogno. Sono vecchi filmati degli anni Novanta e dei primi anni Duemila. Mi chiedo: saranno possibili parodie simili, in futuro? L’ironia è una nave leggera, la correttezz­a politica è uno tsunami. Il mondo è diventato permaloso. Gli USA sono all’avanguardi­a, e l’Europa viaggia nella stessa direzione. Avanti così, e l’unica ironia consentita sarà l’autoironia. Gli altri meglio che si astengano. Sia chiaro: una comunità ha il diritto di decidere cosa accettare e cosa rifiutare. Più ha sofferto, più è suscettibi­le. Non cerchiamo di far passare offese e crudeltà per ironia. Se chi ha la pelle scura detesta il vocabolo «negro», che è associato a orrori e sopraffazi­oni, nessuno deve azzardarsi a usarlo. Vale per ogni cultura, etnia, nazione, tradizione. Se i cinesi trovano offensive le parodie sugli occhi a mandorla, che ricordano antiche umiliazion­i, evitiamole. Esiste una via d’uscita? Forse sì, e ha un nome: si chiama sensibilit­à, e nasce dalla conoscenza. Perché www.ilmuratore­bergamasco.it sventola l’imitazione di Bertolino come una bandiera? Perché i sardi adorano Aldo e Giovanni e Giacomo, che sardi non sono? Perché hanno capito che, dietro l’umorismo, c’è affetto e rispetto. Ho esordito, trent’anni fa, con un libro che prendeva in giro gli inglesi: ma gli inglesi mi piacciono (anche post-Brexit!), e loro l’hanno capito al volo. Ho scherzato in pubblico con i cinesi in Cina e con gli indiani in India («I miei genitori e miei suoceri si conoscevan­o fin da ragazzi: i matrimoni combinati funzionano!»). Ho sorriso insieme a argentini e brasiliani, tedeschi e russi, cristiani ed ebrei in Israele. Non ho mai, dico mai, avuto un problema. Com’è possibile? Semplice. Cerco di mettermi nei panni, e nel cuore, di chi mi sta davanti. Rido con gli altri, mai degli altri.

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