«Non riconosco più la mia lingua»
Quando trenta anni fa lasciai l’Italia, mi capitò di incontrare ad Anversa tanti italiani in occasione di una tornata elettorale europea. Erano emigranti giunti in Belgio negli anni 50. Parlavano un italiano arcaico, risalente al secondo dopoguerra. Mi venne da sorridere, come dovrei fare oggi con me stesso. Infatti non riconosco più il mio italiano con quello parlato oggi in Italia. Un paio di esempi esemplificativi. Piuttosto che, usato con significato disgiuntivo (Treccani dà la colpa del misfatto agli operatori della tv). Tipo, tipo, tipo, intercalare che tutti gli italiani, anche il colto dottor Locatelli, utilizzano ogni tre per due. E che dire degli inglesismi, spesso pronunciati male e a sproposito, diventati ingredienti indispensabili di qualsivoglia conversazione? Infine osservo che in Italia, come in tutti gli altri Paesi europei, siamo in piena reviviscenza di parlate con fortissime inflessioni dialettali.
Leo Berenovic