Corriere della Sera

«Io infermiera in Rsa, chiedo aiuto per i nostri ospiti anziani»

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Sono infermiera. Svolgo il lavoro più bello del mondo nel posto più bello del mondo, in una Rsa di Saronno. In questo ultimo anno purtroppo è stato come lavorare in una cristaller­ia di bicchieri pregiati che abbiamo visto rompersi uno ad uno. Si è parlato di noi per le stragi silenziose che sono avvenute al nostro interno, si parla per i maltrattam­enti che sciagurati fanno patire, ma credetemi, non siamo tutti così e in questo momento anche noi operatori , stanchi per quest’anno passato, stiamo soffrendo insieme ai nostri ospiti. Si sa cosa stanno vivendo i nostri anziani in questi mesi di completo isolamento dalle loro famiglie? Noi operatori cerchiamo di non farli sentire soli, ma siamo surrogati di parenti, non bastiamo. La nostra Maria, 102 anni, mente vivace, fisico che fa un po’ cilecca, non vede suo figlio Giovanni da molti mesi, da quando le Rsa sono state blindate in nome della sicurezza . Non riesco proprio a comprender­e come si possa pensare che non sia fattibile, in massima sicurezza, un incontro tra una madre e un figlio, tra Mario e Anna Maria sposati da una vita, tra Aurelio e Maddalena fratello e sorella che hanno sempre vissuto insieme, tra Paola e la sua fantastica badante Angela. Avevamo riversato tante speranze nella vaccinazio­ne, già effettuata a ospiti e operatori, ma nulla è cambiato. Sono state create le stanze degli abbracci, ma non sono idonee per tutte le persone, con deficit e abilità differenti. È devastante vedere quegli occhi tristi e vuoti di persone che si sentono prigionier­e e senza futuro. Chiedo aiuto per loro come operatore sanitario, voce di anziani non in grado di farsi sentire, ma anche voce di familiari esausti e provati. Laura Biella, infermiera nella Rsa Focris di Saronno

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