Corriere della Sera

Iveco, salta la cessione alla cinese Faw Jiefang Giorgetti: bene lo stop

- Andrea Rinaldi

Ok il prezzo non è giusto e salta la vendita di Iveco a Faw Jiefang. Cnh Industrial, la controllan­te che fa parte del gruppo Exor, non ha ritenuto l’offerta dei cinesi adeguata dal punto di vista economico, ma anche sotto altri aspetti, e così ha rigettato la proposta che, secondo indiscrezi­oni, si sarebbe avvicinata ai 3,5 miliardi di euro superando di poco la prima offerta di 3 miliardi, avanzata l’anno scorso. A darne notizia ieri pomeriggio Bloomberg. Il marchio di veicoli pesanti, assieme a un pezzo dei motori di Fpt Industrial, rimane così italiano. Per ora. Perché Cnhi ha fatto sapere che continuerà a perseguire i piani di spin-off delle due attività nella prima parte del 2022. La società crede che «sussistano significat­ive opportunit­à per sviluppare il proprio business OnHighway come fattore di accelerazi­one nell’attuazione di soluzioni e infrastrut­ture per trasporti sempre più sostenibil­i — ha scritto in una nota —, in linea con le ambizioni del Green Deal dell’Unione europea».

«Accogliamo con favore e valutiamo positivame­nte la notizia — ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti —. Il governo italiano ha seguito con attenzione e attiva discrezion­e tutta la vicenda perché ritiene la produzione di mezzi pesanti su gomma di interesse strategico nazionale. Il Mise, a questo punto, è pronto a sedersi al tavolo per intervenir­e per tutelare e mantenere questa produzione in Italia».

Pare comunque che tra le cause del mancato accordo ci sia anche l’azione del governo. Secondo quanto trapela da fonti romane, ancora ieri mattina Giorgetti era pronto ad attivare lo strumento del golden power nel caso fosse proseguita la trattativa tra Cnhi e Faw. Inoltre avrebbe giocato un ruolo anche la moral suasion del ministro e del presidente del Consiglio Mario Draghi su John Elkann, presidente e ceo di Exor, mettendo a disposizio­ne il governo per sostenere la produzione, dato che la costruzion­e di mezzi pesanti su gomma è ritenuta di interesse strategico nazionale. Iveco conta in Italia oltre 6mila dipendenti e tre stabilimen­ti tra Brescia, dove si assembla l’Eurocargo, Suzzara a Mantova, dove si costruisce il Daily e Torino, dove ha casa la progettazi­one.

Soddisfatt­i i sindacati, che chiedono all’esecutivo di non mollare la presa. «Con o senza Faw è necessario aprire un confronto con azienda alla presenza anche del ministero dello Sviluppo economico», rimarca Ferdinando Uliano, segretario Fim Cisl. Idem il segretario Fiom, Michele De Palma: «È necessaria la convocazio­ne urgente al Mise». Gianluca Ficco (Uilm): «Abbiamo un accordo sul piano di investimen­ti siglato a marzo 2020 e diventa importante un momento di verifica sulla sua esecuzione».

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Un operaio al lavoro in uno stabilimen­to Iveco, azienda specializz­ata in veicoli industrial­i e autobus

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