IL RISCHIO RAGIONATO È DI TUTTI
Adesso che la data c’è, ora che tra sette giorni si riapre, ricominciano a tremare le vene e i polsi. Una parte emersa e irruente del Paese preme perché si torni alla vita di prima del virus, un’altra, più silenziosa ma non così piccola, vorrebbe quasi che non se ne facesse più niente. Quasi. Perché la voglia di ripartire in realtà domina tutti, anche aldilà dell’economia, e il rischio ragionato che si assume il presidente del Consiglio Mario Draghi risponde più a questo bisogno diffuso che a motivazioni di ordine pubblico.
Infatti i comportamenti estremisti che ci sono stati, inaccettabili, non sono certamente tali da costituire un pericolo per la democrazia. I numeri ci dicono che i casi giornalieri sono in calo, l’indice è sceso sotto l’1, i letti occupati sono tanti ma un po’ sotto la soglia critica. I morti sono in media ancora più di 300 al giorno ma c’è un miglioramento complessivo.
La lezione della scorsa estate ci insegna che il virus non scompare, e che a fronte di minori distanziamenti i contagi crescono. Ma rispetto ad allora abbiamo i vaccini. Nove italiani su dieci sono disposti a farli. Funzionano. La mortalità è crollata tra medici e infermieri, che li hanno usati per primi, così come tra gli ultra ottantenni, ora che finalmente è in ritirata la vergogna della vaccinazione anticipata degli imbroglioni.
Ci sono insomma le condizioni per provare a rialzare la testa, anche perché in un anno abbiamo almeno un po’ imparato come convivere con il virus. Comportamenti temerari sono assolutamente dannosi, sposare ciecamente il principio di prudenza, rinunciando ad ogni forma di rischio consapevole, come spiegava sul Corriere Ferruccio de Bortoli, è ugualmente miope.
I governi di unità nazionale nascono per necessità storica, non per complotto. Il modo come questo avviene non fa dello strumento il demiurgo. Se sono in gioco il lavoro, la libertà, addirittura la vita e la morte, ci si fida di più di un esecutivo che non risponde a una sola parte. Il pericolo
Il rischio della versione italiana dell’unità nazionale è però che continuino giochi personali e di partito, tanto sotto il riparo di Mario Draghi non ci si può far male. Non c’è rischio ragionato nelle riaperture se una parte punta solo a incassare la cedola se va tutto bene, mentre un’altra si appresta a dire «ve lo avevo detto» davanti a un fallimento.
Si apre una fase che andrà governata, dovrà esserci la serenità per correzioni e frenate parziali se necessario, o il coraggio di rilanciare tutto, se appena sarà possibile. Altrimenti, senza unità vera nella maggioranza, la responsabilità dei singoli cittadini non basterà.
È che continuino giochi personali e di partito, tanto sotto il riparo di Mario Draghi non ci si può far male