È giusto riaprire adesso? Dati e indici a confronto per provare a orientarsi
Le riaperture dal 26 aprile considerate su un «rischio ragionato» e «su basi scientifiche», come annunciato dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Quindi il raggiungimento dell’immunità di gregge per agosto, come pronosticato dalla ministra Mariastella Gelmini e come stabilito dalla road map del commissario Francesco Figliuolo (con il 60% della popolazione vaccinata). Nel giro di pochi giorni il governo ha annunciato un cambio di passo nell’approccio al Covid, che prevede l’allentamento di alcune restrizioni. Certo, manca ancora tantissimo prima di arrivare alla realtà che in queste ore vive Israele, dove è caduto anche l’obbligo della mascherina e da oggi tutte le scuole riaprono. Ma quali sono i dati che spingono a essere ottimisti e quali invece virerebbero verso una maggior prudenza sulle riaperture?
I casi giornalieri
Cominciamo dai dati pro riaperture. In base ai numeri della Protezione civile, da un mese a questa parte assistiamo a una progressiva frenata dei nuovi contagi giornalieri. Se a metà marzo la media oscillava tra 21 e 22 mila casi, nella settimana corrente si è fermata tra i 14 e i 15 mila: un calo del 30% confermato anche dall’indice Rt calcolato dall’Iss (Istituto superiore di Sanità) che dall’1 e più di marzo è ora sceso a 0,82. Il virus, insomma, sta correndo meno di un mese fa.
Le vaccinazioni
Passati gli inciampi iniziali, da quattro giorni le dosi somministrate quotidianamente sono sempre sopra le 300 mila, come conferma il portale del ministero della Sanità, in linea con le previsioni più recenti del piano vaccinale. La campagna ha già avuto un primo risultato: tra il personale sanitario e tra gli «over 80» i decessi sono in regresso.
Gli ospedali
Per la prima volta dopo settimane di crisi l’occupazione dei letti nei reparti di terapia ordinaria (medicina, pneumologia) è sceso sotto la soglia critica del 40%. Lo calcola Agenas, l’Agenzia per i servizi ospedalieri del ministero della Sanità: oggi questo indice è fermo al 37%.
Il tasso di incidenza
Ci sono poi i dati che invitano alla cautela sulle riaperture. Secondo l’Istituto superiore di Sanità, perché il contagio torni sotto controllo e i nuovi infetti siano «tracciabili» occorre che i casi attivi di Covid siano meno di 50 ogni 100 mila abitanti. Traguardo ancora lontano visto che l’ultimo monitoraggio, venerdì scorso, parlava di un’incidenza di 182 casi ogni 100 mila abitanti.
Le terapie intensive
La pressione sui reparti di emergenza resta preoccupante: sempre secondo Agenas i letti occupati in terapia intensiva da pazienti Covid sono il 37%, ben 7 punti sopra la situazione ideale. Per di più, la situazione è critica in alcune regioni; in Lombardia il tasso balza al 51,4%.
I decessi
È vero, in caso di rientro della pandemia questo è l’ultimo indice a mostrare segni di calo. Ma la curva dei morti non accenna a piegarsi e raramente è scesa in queste settimane sotto i 300 casi al giorno, con giornate largamente al di sopra dei 500. Un tributo ancora troppo doloroso: per questo, pur avendo predisposto un percorso di riaperture progressive, il governo continua a ripetere che non può trattarsi di un «liberi tutti».