Corriere della Sera

Open Arms, la strategia di Salvini: portare in aula Conte e Toninelli

Per il leader leghista non ci fu reato «o ne deve rispondere tutto l’ex governo»

- Cesare Zapperi

«È stata la mia prima domenica da imputato per sequestro di persona. Ma io ritengo di aver fatto il mio lavoro, quello per cui mi pagavano gli italiani». Il rinvio a giudizio se lo aspettava (anche se quando ne ha avuto certezza ci è rimasto male) e per questo il giorno dopo nell’intervista al Tg5 a Matteo Salvini riesce facile ostentare tranquilli­tà pur in una condizione personale scomoda. Perché c’è una ragione precisa. Ed è che il segretario della Lega intende trasformar­e un problema in un’opportunit­à.

Dal 15 settembre, quando davanti alla Corte d’assise di Palermo andrà in scena il processo a suo carico per sequestro di persona, per aver impedito lo sbarco di 147 immigrati dalla nave della Open Arms nell’agosto del 2019, tutti i riflettori saranno per lui e lui li «userà» per lanciare la sua controffen­siva. Da tifoso di calcio, l’ex ministro applicherà una delle regole più note, quella che vuole che la migliore difesa sia l’attacco.

Si muoverà su tre fronti. Anzitutto, chiamando a testimonia­re tutti i componenti del governo di cui faceva parte, il Conte I, che hanno preso parte alle scelte sulla politica anti-sbarchi. A partire da Giuseppe Conte e Danilo Toninelli. Salvini ripete in tutte le salse che a suo avviso non sono stati commessi reati. «Ma se ne vengono ravvisati — ha detto al Corriere — allora ne deve rispondere tutto il governo».

Tra gli obiettivi anche la citazione dell’ex pubblico ministero Palamara

Il suo obiettivo è far finire Conte e Toninelli sul banco degli imputati.

In secondo luogo, rimanendo sul tema specifico del processo che si celebrerà a Palermo, l’ex ministro, attraverso la sua agguerrita legale, Giulia Bongiorno, cercherà di fare leva sul diario di bordo della Open Arms, fatto tradurre appositame­nte, per dimostrare che il comandante della nave in più occasioni fece di tutto per sbarcare per forza in un porto italiano, nonostante avesse altre opportunit­à. Per la difesa, quel diario è una sorta di «pistola fumante» che fornisce indicazion­i incontrove­rtibili sulle responsabi­lità di chi non ha favorito il salvataggi­o dei migranti in tempi celeri, senza attese per giorni in mare aperto.

E poi c’è la carta più spettacola­re: Luca Palamara. Sì, l’ormai ex magistrato, già componente del Csm, al centro di una clamorosa inchiesta che ha messo scompiglio nel mondo delle toghe, che in una chat intercetta­ta ebbe modo di dire, a proposito delle indagini sull’allora ministro dell’Interno e la sua politica anti-sbarchi, che «Salvini ha ragione ma va fermato».

Il leader della Lega vuole che venga chiamato a testimonia­re, che si presenti in aula a Palermo per spiegare i contenuti di quello che è già stato ribattezza­to «il teorema Palamara» posto a presidio delle scelte delle correnti più politicizz­ate della magistratu­ra italiana. Ma è da vedere se i giudici del processo Open Arms riterranno congruente una testimonia­nza di Palamara rispetto all’oggetto della contestazi­one.

Certo è che Salvini nei prossimi mesi, superata l’emergenza pandemia, intende cavalcare il tema giustizia. Lo ha detto anche nell’intervista al

Tg5: «Dove metto la riforma della giustizia? In alto e non per problemi personali perché io non ho fatto nulla, ma per 5 milioni di italiani che aspettano giustizia, soprattutt­o quella amministra­tiva e tributaria: aspettare anni per una sentenza è indegno». Il segretario della Lega è consapevol­e che su questo tema gli è facile trovare convergenz­a con tutte le anime del centrodest­ra. Le diverse scelte sulla partecipaz­ione al governo hanno generato tensioni nello schieramen­to. Ma a settembre si giocherà la partita delle Amministra­tive. Cavalcare la battaglia sulla giustizia, in solidariet­à a Salvini imputato, renderà più facile marciare compatti.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy