Corriere della Sera

«I tribunali non possono entrare a gamba tesa È un grave precedente» Lupi: mi aspettavo la solidariet­à della sinistra a Matteo

- di Giuseppe Alberto Falci

ROMA «Il rinvio a giudizio di Salvini è un grave precedente istituzion­ale» dice Maurizio Lupi, leader di Noi con l’Italia, uno dei partiti che anima il centro del centrodest­ra.

Dunque, ritiene che la vicenda Open Arms sia un attacco politico al leader della Lega?

«Si può condivider­e o non condivider­e la scelta di un ministro dell’Interno in materia di migrazione. Ma di certo non possono essere i tribunali ad entrare a gamba tesa».

Sta dicendo che la magistratu­ra si sta servendo delle inchieste per indebolire Salvini?

«Sto sempliceme­nte affermando che questo rinvio a giudizio non fa bene alla magistratu­ra, anche perché giunge dopo il caso Palamara, e dopo due decisioni opposte che hanno riguardato lo stesso Salvini. Fatta questa premessa, c’è una cosa che mi ferisce ancor più». Quale?

«Una parte della classe dirigente, e mi riferisco al campo del centrosini­stra, non comprende che continua ad essere a rischio l’equilibrio tra poteri dello Stato. Mi sarei aspettato che in un clima di unità nazionale, come quello odierno, si lavorasse tutti per ridare dignità alle istituzion­i e il peso giusto a tutti i poteri dello Stato. E invece, continua questo singolare dibattito fra guelfi e ghibellini». È già finita la stagione dell’unità nazionale?

«No, ma la sinistra ha perso

una grande occasione. Sono stupito che non abbia espresso solidariet­à all’ex ministro Salvini».

Non trova che spesso sia proprio Salvini il primo a piantare bandierine e ad attaccare gli alleati di governo?

«Beh, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Devo dire che con senso responsabi­lità Matteo sostiene l’esecutivo Draghi. Detto questo, sono legittime le sottolinea­ture identitari­e a condizione che siano una ricchezza per l’azione dell’esecutivo. Se invece lo indebolisc­ono non aiutano nessuno di noi». Lei crede alla svolta moderata di Salvini?

«Lo dicono i fatti».

Il 26 aprile riaprirann­o i ristoranti e i bar. Ha vinto il centrodest­ra?

«No. Ha vinto il ritorno alla politica che decide e che scommette sulla responsabi­lità e sulla libertà più che sulla costrizion­e. Quello che non possiamo sottovalut­are è la tensione sociale che si sta sviluppand­o. Fa bene il premier a scommetter­e sul senso civico dei cittadini. Basta stop and go, questo crea incertezza mentre con questa svolta, con la programmaz­ione delle riaperture, si potrà guardare con più certezza al futuro».

Giorgia Meloni sostiene che le riaperture sono «una presa in giro».

«È sempliceme­nte la differenza tra chi si assume la responsabi­lità di governare e chi siede all’opposizion­e». Reggerà la coalizione?

«In questi anni il centrodest­ra ha dimostrato di essere una forza compatta e coesa. Dalla maggioranz­a o dall’opposizion­e continuere­mo a fare battaglie comuni. E lavoreremo assieme per scegliere i candidati di Roma, Milano, Bologna, Napoli e Torino. Tutto questo potrà avvenire a una condizione». Quale?

«Senza una forte presenza del centro la proposta del centrodest­ra sarà debole».

A Milano il favorito sembra essere Gabriele Albertini. È questa la ricetta per vincere?

«Milano la conosciamo bene sia io sia Berlusconi che Salvini e La Russa. Acquisiamo la disponibil­ità dei candidati e poi tiriamo le somme». E se fosse Lupi il candidato per Milano?

«No, non esiste».

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Matteo Salvini, 48 anni, e l’avvocato Giulia Bongiorno, 55, sabato dopo il rinvio a giudizio per il caso Open Arms
Palermo Matteo Salvini, 48 anni, e l’avvocato Giulia Bongiorno, 55, sabato dopo il rinvio a giudizio per il caso Open Arms

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