Quei 63 studenti stilisti per i loro amici malati
Si è soliti dire che la bellezza non è nell’aspetto esteriore. La vera bellezza sta nella luce del cuore. Già. Ma se le due «strade» si incontrano? Allora abbiamo il matrimonio perfetto. E a quel punto, come interpretava Fëdor Dostoevskij, «la bellezza salverà il mondo». Forse non sarà proprio così, anche se dà serenità poterlo credere. Ma di certo il progetto dei ragazzi del Csv di Trento aiuta a far stare meglio chi soffre.
Un gruppo di studenti infatti immagina, studia e infine crea capi d’abbigliamento per i coetanei malati. Una produzione in serie nel segno della moda solidale. È la storia della settimana che racconta Erica Ferro nella copertina del nuovo numero di «Buone Notizie», in edicola domani gratis assieme al Corriere della Sera.
«La bellezza che salva» è la filosofia a cui si ispirano 63 studenti di due scuole superiori di Trento, il Centromoda Canossa e il liceo artistico «Alessandro Vittoria» attraverso la realizzazione di abiti, vestiti casual e accessori. Tutti
personalizzati per altri ragazzi che si trovano ad affrontare malattie oncologiche o che devono fare i conti con calvari che danno poche speranze. Il progetto promosso dal Centro servizi volontariato Trentino ha subito incontrato il supporto delle associazioni Lilt e Fondazione Hospice: supporto che nei mesi scorsi si è tradotto in incontri sul sostegno, sulla malattia oncologica negli adolescenti e sulla cura nel fine vita. Si parte dalle storie di dolore per arrivare a un aiuto che si concretizza in un desiderio di leggerezza: una sfida che passa, appunto, attraverso la bellezza. Ed ecco allora felpe e maglie, e ancora copricapi o cappelli, foulard, sacche e borselli porta drenaggi, cuscini per arredare le strutture dove i pazienti ricevono le loro ultime cure.
E nel segno della speranza per i giovani — anche se sotto un altro profilo — si articola l’intervista a Marco Rossi-Doria, nominato nei giorni scorsi presidente dell’impresa sociale Con i Bambini. L’auspicio, dopo il prolungato lockdown della pandemia, è un patto stabile sui nostri ragazzi: «La chiusura da Covid ha interrotto la crescita di una generazione», spiega. Ora serve saldare le alleanze tra scuola, politica e Terzo settore per superare quella che Rossi-Doria definisce «una sofferenza generale».
Spazio poi a un’altra storia che fa riflettere: una coppia di manager, dopo una serie di successi in giro per il mondo, ha deciso di cambiare vita e ha acquistato un campo nell’Oltrepò Pavese, a Costa Galeazzi, piccola frazione di Fortunago (già di per sé di buon auspicio). Un terreno da coltivare senza «lavorare» la terra, ovvero senza vangare, arare o fresare per non distruggere l’equilibrio naturale del suolo. La lezione di Viviana Vignandel e Alain Lanot? «Abbiamo imparato che si può vivere felici con poco». E il risultato è poter vendere i frutti della terra a km zero.
Infine l’inchiesta settimanale è incentrata sugli orti urbani e sull’espansione in molte regioni dell’agricoltura cittadina.