INTERVENTI E REPLICHE «Allevamenti, le giuste informazioni sugli antibiotici»
Leggiamo con stupore il commento «Noi e gli animali. Le scelte sbagliate» di Dacia Maraini(Corriere, 13 aprile). Se le opinioni restano opinioni, altra cosa sono le informazioni che si veicolano ai lettori e che invece devono essere verificate.
Dispiace che la dottoressa Maraini ignori i progressi costanti che il settore zootecnico italiano ha compiuto negli ultimi anni e il lavoro di centinaia di migliaia di allevatori che ogni giorno dedicano cura e attenzione al benessere dei loro animali. E dispiace soprattutto leggere così tanti luoghi comuni sull’allevamento.E se fin qui siamo dispiaciuti, a preoccupare seriamente, invece, sono le fake news pericolosissime su ormoni e antibiotici. Vogliamo ricordarlo alla dottoressa Maraini e ai suoi lettori: negli allevamenti d’Europa, e quindi anche in Italia, sugli ormoni della crescita la tolleranza è zero, il loro utilizzo è vietato da oltre 40 anni. Chi afferma il contrario, non solo non conosce il settore di cui sta parlando, ma neppure le leggi italiane ed europee. Un discorso simile è quello relativo agli antibiotici. Dal 2006 nei nostri allevamenti è proibito l’utilizzo degli antibiotici a scopo preventivo. Il loro impiego è permesso solo ai fini di cura, terapia e profilassi dell’animale, ed è sempre subordinato alla prescrizione medico-veterinaria. Inoltre, possono essere utilizzati esclusivamente antibiotici preventivamente autorizzati dalle Autorità Sanitarie. Le autorizzazioni sono concesse soltanto alle sostanze di cui è dimostrata l’efficacia, la sicurezza d’uso per gli animali e di cui si conoscono le caratteristiche metaboliche, ossia in quanto tempo vengono «smaltite» dall’organismo animale. Il loro impiego deve essere limitato nel tempo e solo ai fini di cura. Inoltre i produttori devono rigorosamente rispettare i cosiddetti «tempi di sospensione», cioè devono assicurarsi che il farmaco sia stato completamente smaltito: è per questo che la carne che arriva sulle nostre tavole è sicura. Esiste anche il Piano di campionamento Nazionale (PNR) per verificare l’assenza di residui pericolosi nelle carni e i risultati di questi controlli hanno dimostrano che nel 2019 i campioni di carne non conformi sono stati inferiori allo 0,1% su un totale di 344.686 analisi effettuate.
Giuseppe Pulina, Presidente di Carni Sostenibili
Ringrazio Giuseppe Pulina per la sua lettera. Mi fa piacere sapere che gli allevamenti intensivi che lui conosce e controlla siano tenuti in maniera perfetta, consapevoli e attenti alle esigenze degli animali. Evidentemente ce ne sono altri, documentati con molta precisione da alcune ottime trasmissioni della televisione di Stato, che dimostrano il contrario. Vorrei ricordare che alcuni ingenui venditori di carne di allevamento propagano il loro prodotto dichiarando alla radio che i loro animali non hanno ricevuto antibiotici da 4 mesi. Il che vuol dire che prima dei 4 mesi sono stati trattati con antibiotici. L’allevamento intensivo comunque porta alla immobilità degli animali e questa immobilità e la forzata alimentazione non possono che produrre malattie. Da qui il largo uso di antibiotici. Non lo dico io, ma chi ha un minimo di riguardo verso la vita degli animali.
Dacia Maraini