Il Milan soffre e rischia con il Genoa ma alla fine rompe il tabù di San Siro
Un’autorete di Scamacca decide la sfida, per i rossoneri 3 punti d’oro in chiave Champions
Soffrendo, sudando, MILANO rischiando. Ma alla fine il Milan fa quel deve: piega un Genoa organizzato e combattivo, spezza finalmente la maledizione di San Siro dove non vinceva da sei partite e soprattutto piazza una fondamentale accelerata in chiave Champions. Ora il 5° posto è a 6 punti. Non finisce qui, chiaro, la corsa è lunga e in palio ce ne sono ancora 21, troppi per stare tranquilli, ma è un successo di quelli che pesano. Soprattutto, avrebbe pesato non vincere. È stata una giornata più complicata di quanto il Diavolo s’aspettasse, forse c’è stata anche un po’ di sottovalutazione dell’avversario e su questo Pioli farà bene ad approfondire. La rete in apertura di Rebic sembrava aver incanalato la gara nella maniera ideale, ma i rossoneri non avevano fatto i conti con un Genoa che, a differenza delle previsioni, non era affatto focalizzato sulle prossime partite con Benevento e Spezia, praticamente due spareggi salvezza. Sotto di un gol, i rossoblù di Ballardini hanno infatti subito rialzato la testa e approfittando di un atteggiamento troppo leggero del Milan hanno trovato il meritato pareggio con Destro, che di testa ha rimesso tutto in forse prima dell’intervallo. Decisiva è risultata quindi l’autorete del giovane genoano Scamacca, l’uomo più atteso.
Da tempo nel mirino di Maldini, il ragazzo aveva fin lì giocato una buonissima gara: sponde, sprint, assist. In tutta la partita ha commesso solo
Conta vincere
Pioli bada al sodo «Dovevamo chiuderla prima, ma ora conta solo vincere»
un errore: su un corner di Calhanoglu si è girato, la palla lo ha colpito sulla schiena ed è carambolata alle spalle di Perin. I social, come al solito spietati, non hanno perso l’occasione: «Grazie, segni già per noi» l’ironia dei commenti dei tifosi rossoneri. Succede, sono le regole del gioco.
«Era una gara da chiudere prima, abbiamo sbagliato troppo, ma ciò che conta ora è vincere» ha ammesso Stefano Pioli, realista il giusto, che ha sottolineato anche la determinazione dei suoi nel conservare il risultato durante l’assedio finale del Grifo: da brividi il doppio salvataggio sulla linea di Kjaer e Tomori. Ha ragione il tecnico rossonero: a sette giornate dalla fine, col piazzamento alla grande coppa ancora tutto da conquistare e con la concorrenza che non ha intenzione di arrendersi, quello conta. Certo, già mercoledì contro il Sassuolo l’impressione è che servirà qualcosa di più. La squadra di De Zerbi — uno dei giovani allenatori che più interessano a Elliott per il dopo Pioli — arriverà a San Siro con la solita disinvoltura, senza fare calcoli, col solo obiettivo di mettere in mostra il proprio talento sbarazzino. Dopo il Sassuolo, il Milan avrà Lazio lunedì, poi Benevento, Juventus, Torino, Cagliari e Atalanta. Occorre vincerne almeno quattro per arrivare attorno agli 80 punti della quota Champions.
Si può fare. Specie se si può fare affidamento su Ibrahimovic, che ieri ha scontato il turno di squalifica per la discussione con Maresca. Il suo vice, Leao, ancora una volta ha fallito: inutile girarci intorno, quello del centravanti non è il suo mestiere. Incoraggiante invece la mezz’ora di Mandzukic, che dopo il bel gesto della rinuncia allo stipendio ha dato il suo contributo in campo. Che sia finalmente arrivata l’ora di Marione?