Le Regioni frenano sulle scuole aperte: i trasporti nel caos
Protestano anche Piemonte, Emilia-Romagna e Trento In Puglia scelgono i genitori. Il fronte di presidi e docenti
Un rebus irrisolto, il ritorno in classe «al 100%» degli studenti. Fissato per il 26 aprile, è ancora in salita. Le forti perplessità dei dirigenti scolastici e le critiche dei sindacati si sommano alle scelte, diverse tra loro, dei presidenti delle Regioni. Chiara la volontà di Draghi e dell’esecutivo, ma l’ultima tranche di studenti (1,5 milioni circa) che dovrebbe tornare a fare lezione in presenza, rischia di restare fuori dalle aule soprattutto per il caos trasporti. «I piani non sono ancora pronti», è il coro quasi univoco dei governatori, oggi convocati dall’esecutivo. E sulla questione si riunirà anche il Cts.
Imalumori dei dirigenti scolastici, le critiche dei sindacati, le scelte dei governatori: il rientro in classe «al 100%» degli studenti, fissato per il 26 aprile, è ancora in salita. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, intervenendo al Senato, ribadisce che «la volontà di Draghi di aprire vuole essere un segnale importante, la scuola prima, non ultima: i problemi li affronteremo, non siamo ciechi», ma questa è «un’indicazione politica che diamo a tutto il Paese». Quell’ultima tranche di studenti (1,5 milione circa) che dovrebbe tornare a fare lezione in presenza, sta però diventando proprio un problema politico. Il governatore del Veneto Luca Zaia
ha detto di essere «contrario alla riapertura», sottolineando il problema dei trasporti. Da Napoli arriva la lettera di una studentessa per il premier Draghi: «Perché riaprire per 30 giorni?». A Trento si è deciso che si andrà a scuola al 100% solo in prima e quinta superiore, la situazione è ingestibile per i trasporti. Il Piemonte ha fatto sapere che l’apertura al 100% non è possibile. La Toscana si allinea: obiettivo impossibile per via dei trasporti e delle aule piccole. Preoccupato il governatore Stefano Bonaccini (Emilia-Romagna): «Stiamo facendo di tutto per il trasporto pubblico locale». Il governatore della Puglia Michele Emiliano ha annunciato che almeno fino a metà maggio continuerà a permettere alle famiglie di scegliere tra Dad o presenza. Le istanze sono diverse, ed è per questo che oggi il ministro Bianchi con l’Esecutivo vedrà i rappresentanti delle Regioni. «Vogliamo trovare soluzioni ma bisogna raccontare la verità e dire fin dove è possibile arrivare, altrimenti si fanno danni», ha chiarito il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga.
Risposte si aspettano anche dal confronto all’interno del Comitato tecnico-scientifico, che oggi dovrà valutare se adeguare il protocollo di sicurezza. Nell’incontro di ieri con presidi e sindacati Bianchi ha anticipato che le regole dovrebbero essere quelle dello scorso 6 agosto: le scuole superiori che non riescono a garantire lezioni al 100% in presenza potranno ricorrere in parte alla Dad.
Il ricorso alle vecchie regole fa storcere il naso all’Associazione nazionale presidi: «Non sempre e non in tutti i territori quel protocollo è stato correttamente attuato». Quello che temono è la mancanza di chiarezza sui criteri da rispettare: vogliono sapere se «applicare un distanziamento di uno o due metri, utilizzare mascherine chirurgiche o FFP2», capire come «delimitare le connesse responsabilità». Il governo sta valutando test salivari agli studenti e vaccini in autunno anche ai bambini e ai ragazzi, ma per i tamponi rapidi «si rischia l’effetto macchia di leopardo — avverte la Cisl — perché la competenza è regionale». Per la Cgil prima di «decidere la riapertura al 100% in presenza bisogna riprendere subito la campagna di vaccinazione, rinnovare i protocolli di sicurezza, effettuare tracciamenti». La Uil chiede una commissione interna. Ma Agostino Miozzo, consigliere del ministro Bianchi, frena: «Molti problemi sono in itinere, è fisiologico: la scuola era messa male e in condizioni di malessere, e si è trovata ad affrontare la più grande emergenza della storia».
La volontà di Draghi di aprire vuole essere un segnale importante, la scuola prima, non ultima: i problemi li affronteremo P. Bianchi