Corriere della Sera

Da Jp Morgan 3,5 miliardi e poi il business dei tifosi-clienti

- di Daniele Sparisci

Da tifosi a clienti, anzi abbonati digitali. Dietro alla Superlega non va in scena solo lo scontro fra i poteri del calcio ma anche la partita per il controllo dei contenuti fra i colossi dell’entertainm­ent. In questo triangolo italo-anglospagn­olo l’impulso delle proprietà americane di Manchester United, Liverpool, Arsenal è stato forte. È una «rivoluzion­e culturale» spinta dalla ricerca di profitti, la crisi generata dalla pandemia ha piegato anche i più forti. Il perimetro è chiaro, il modello pure: la National Football League negli Usa incassa ogni anno 7 miliardi dai diritti tv, l’Nba 2,5, il baseball 1,5. La Uefa dalle licenze delle Coppe europee prende 3,3 miliardi (e deve dividerli con le squadre partecipan­ti a Champions ed Europa League, tante), è una cifra che i dodici «ribelli» consideran­o al di sotto del potenziale del calcio europeo.

Spalleggia­ta da diverse banche d’affari, Jp Morgan, da sempre vicina allo United, è uscita allo scoperto, l’operazione ricalca su scala più grande quella dei fondi d’investimen­to per la serie A. Che prima Andrea Agnelli aveva appoggiato, per poi fare retromarci­a (il titolo Juve in Borsa ha segnato +17,85%).

A guidare la Superlega è Anas Laghrari, nominato ieri segretario generale: banchiere e consulente strategico, viene da Key Capital Partners ed è socio in affari con Florentino Perez, presidente del Real Madrid. Dovrà creare la media-company per gestire le licenze tv e gli aspetti commercial­i, fra le cose in cantiere c’è lo sviluppo di una piattaform­a di streaming per distribuir­e le partite. A far gola ai club però è anche la fiche d’entrata: 3,5 miliardi, poco meno di 300 milioni a testa finanziati da Jp Morgan. Non potranno essere spesi per ingaggi e calciomerc­ato, ma per le infrastrut­ture e per coprire i danni del Covid. Gli organizzat­ori della nuova competizio­ne hanno pensato a un sistema di controllo dei costi, un tetto ai cartellini dei giocatori per evitare spese folli. Una scelta curiosa per il calcio dei nababbi. Uomini e donne, perché un’altra idea è quella di lanciare anche la Superlega femminile, con le stesse squadre. In cambio dello scisma, promettono agli esclusi un risarcimen­to: 434 milioni l’anno, per 23 stagioni, da destinare al calcio femminile, giovanile e dilettanti­stico; 160 milioni in più del contributo Uefa, fanno notare.

Ma in questa guerra di numeri e posizioni, ogni dato può cambiare alla velocità della luce.

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Mario Draghi, 73 anni, contrario al progetto di Superlega
(Ansa) Premier Mario Draghi, 73 anni, contrario al progetto di Superlega

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