Da Jp Morgan 3,5 miliardi e poi il business dei tifosi-clienti
Da tifosi a clienti, anzi abbonati digitali. Dietro alla Superlega non va in scena solo lo scontro fra i poteri del calcio ma anche la partita per il controllo dei contenuti fra i colossi dell’entertainment. In questo triangolo italo-anglospagnolo l’impulso delle proprietà americane di Manchester United, Liverpool, Arsenal è stato forte. È una «rivoluzione culturale» spinta dalla ricerca di profitti, la crisi generata dalla pandemia ha piegato anche i più forti. Il perimetro è chiaro, il modello pure: la National Football League negli Usa incassa ogni anno 7 miliardi dai diritti tv, l’Nba 2,5, il baseball 1,5. La Uefa dalle licenze delle Coppe europee prende 3,3 miliardi (e deve dividerli con le squadre partecipanti a Champions ed Europa League, tante), è una cifra che i dodici «ribelli» considerano al di sotto del potenziale del calcio europeo.
Spalleggiata da diverse banche d’affari, Jp Morgan, da sempre vicina allo United, è uscita allo scoperto, l’operazione ricalca su scala più grande quella dei fondi d’investimento per la serie A. Che prima Andrea Agnelli aveva appoggiato, per poi fare retromarcia (il titolo Juve in Borsa ha segnato +17,85%).
A guidare la Superlega è Anas Laghrari, nominato ieri segretario generale: banchiere e consulente strategico, viene da Key Capital Partners ed è socio in affari con Florentino Perez, presidente del Real Madrid. Dovrà creare la media-company per gestire le licenze tv e gli aspetti commerciali, fra le cose in cantiere c’è lo sviluppo di una piattaforma di streaming per distribuire le partite. A far gola ai club però è anche la fiche d’entrata: 3,5 miliardi, poco meno di 300 milioni a testa finanziati da Jp Morgan. Non potranno essere spesi per ingaggi e calciomercato, ma per le infrastrutture e per coprire i danni del Covid. Gli organizzatori della nuova competizione hanno pensato a un sistema di controllo dei costi, un tetto ai cartellini dei giocatori per evitare spese folli. Una scelta curiosa per il calcio dei nababbi. Uomini e donne, perché un’altra idea è quella di lanciare anche la Superlega femminile, con le stesse squadre. In cambio dello scisma, promettono agli esclusi un risarcimento: 434 milioni l’anno, per 23 stagioni, da destinare al calcio femminile, giovanile e dilettantistico; 160 milioni in più del contributo Uefa, fanno notare.
Ma in questa guerra di numeri e posizioni, ogni dato può cambiare alla velocità della luce.